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Marito in pensione, moglie ammalata

Marito in pensione, moglie ammalata

La chiamano sindrome del marito pensionato. Sembra che il pensionamento dell'uomo incida sulla salute e sull'equilibrio della donna.

Il marito si gode finalmente la pensione dopo anni di lavoro e la moglie come reagisce al nuovo menage, alla nuova quotidianità? Molto spesso ammalandosi di quella che è stata definita 'sindrome del marito pensionato' o RHS: ansia, insonnia, mal di testa e, nei casi più estremi anche depressione, sono i sintomi più frequenti.

Il primo ad accennarvi fu nel 1984 il dottor Charles Clifford Johnson ma ad indagare, in maniera formale, su questa condizione si è arrivati solo oggi con uno studio condotto dall'Istituto di Ricerca Indipendente (Iza) che fa capo all'Università di Bonn. I ricercatori dell'Istituto si sono impegnati a scoprire se, e in quale misura, il pensionamento del marito incida sulla salute della moglie e modifichi in negativo l'equilibrio di coppie abituate alla routine del marito che lavora fuori casa.

A capo dell'indagine due economisti, Marco Bertoni e Giorgio Brunello dell'Università di Padova, che a loro volta sono partiti da alcuni dati di un'indagine condotta ogni anno in Giappone, Paese 'per eccellenza' della Sindrome in questione, ma anche da una considerazione: finora si era sempre riflettuto sugli effetti che la pensione, intesa come cambio di vita, avesse sull'uomo cioè sul pensionato e mai, invece, su chi gli è accanto e comunque vede modificata da un giorno all'altro la propria condizione.

Per verificare, dunque, se esiste un legame di causa-effetto tra pensionamento del coniuge e Sindrome nella donna, Bertoni e Brunello sono andati a verificare quali effetti avesse generato un cambiamento del sistema pensionistico giapponese avvenuto nel 2006 e sono arrivati a queste stime: per ogni anno di pensione in più per il marito, il rischio per la salute mentale della moglie - e cioè di soffrire della sindrome - sale di 5,8-13,7 punti percentuali (a seconda del metodo di misura utilizzato).

E il problema si acuisce ulteriormente se anche la donna lavora, dal momento che il suo tempo dedicato al riposo diminuisce ulteriormente. E per quanto ci sia ancora da approfondire, i due ricercatori italiani ritengono che lo Stress vissuto dal marito all'atto del pensionamento, influisca sulla comparsa della sindrome nella moglie. E allora forse non è un caso che in Giappone sia raddoppiato, dal 1985 al 2000, il numero dei divorzi tra le coppie sposate da più di 20 anni.

Ultimo aggiornamento: 10 Giugno 2015
3 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Enzo Brizio
Dr. Enzo Brizio
Medico di Medicina generale

La pensione: uno stato di serenità agognato da quasi tutti i lavoratori, che lo identificano come un premio finale alla propria attività, un paradiso in cui rifugiarsi e bearsi, finalmente liberi dagli impegni quotidiani. Sognato per anni, il fatidico momento finalmente è arrivato e ci si può immergere nell'appagante fiume del dolce far niente. Ma è veramente così?

Se risaliamo alle civiltà tribali arcaiche, troviamo un rito che si compiva sotto la supervisione dello sciamano: all'uomo che non era più in grado di far parte della tribù (malattia o perdita della capacità lavorativa) veniva consegnato un osso sacro. Il poveretto era poi accompagnato, con un corteo schiamazzante e schernente, all'esterno del villaggio e lì lasciato solo a morir di fame.

Oggi il regalo dell'osso sacro è divenuto generalmente una penna o un orologio, ma il 'rito' del commiato dalla società operosa non ha perduto nulla della sua tristezza: la sindrome del pensionamento, come dice la parola stessa, costituisce un'entità nosologica ben nota, facente parte del campo delle patologie psichiche o, meglio, psico-sociali.

Il pensionato vive le ultime settimane lavorative con una sorta di ansia euforica, facendo mille progetti ed esaltando con gli 'sfortunati' amici più giovani tutto il tempo libero che potrà godere e tutte le soddisfazioni che, finalmente, potrà levarsi. Poi arriva il giorno del pensionamento e la fatidica domanda incombe come una spada di Damocle sul capo del poveretto: “E adesso che faccio?”.

I pochi, fortunati possessori di un carattere sereno vivono questa fase della propria vita come una rinascita, un periodo - si spera lungo ed in salute – da vivere intensamente grazie alla mancanza del lavoro. Ma la maggior parte inizia ad occupare il tempo a disposizione cercando goffamente di dare una mano alla moglie; proponendosi come valido aiuto casalingo pur non essendo in grado di fare quasi nulla; lasciando la moglie a casa per andare alla bocciofila o al circolo a parlare con i compagni di sventura; occupandosi dei nipotini; controllando i lavori stradali; inventandosi magari passatempi tanto ridicoli quanto assurdi.

E questo tragico quadro, che va sotto il nome di sindrome da pensionamento, viene ad assumere toni drammatici quando la moglie, generalmente più giovane del marito, deve continuare a lavorare mentre il 'capofamiglia' è in pensione e si deve inventare la giornata. Le incombenze tipicamente femminili molto difficilmente vengono svolte dal marito, e sulla povera donna, oltre al lavoro vero e proprio, grava anche la conduzione della casa e della famiglia, che tradizionalmente sono compiti da 'casalinga'.

Lo studio presentato trae i suoi dati da analisi effettuate in Giappone, dall'Università di Osaka, e si comprende facilmente come le donne giapponesi possano andare incontro a disturbi psichici con il pensionamento del marito, dal momento che nella patria del Sol Levante il marito trascorre molte ore sul luogo di lavoro: ritrovarselo improvvisamente a casa ad intralciare le faccende domestiche non deve essere per nulla piacevole.

Che cosa si può fare per evitare la 'sindrome del pensionamento' e la nuova 'sindrome della moglie del pensionato'?

Come sempre, la soluzione sta nella prevenzione: bisogna cercare di costruirsi una vita alternativa già durante l'epoca lavorativa, creandosi interessi e modi di trascorrere il tempo in attività non sedentarie. Crearsi una cerchia di amici, dedicarsi ad un hobby, viaggiare (per chi ne ha la possibilità), frequentare ambienti di aggregazione, fare di tutto, insomma, per evitare l'isolamento del pensionato che non sa che cosa fare.

Per quanto riguarda la vita familiare effettuare una suddivisione dei compiti, lasciando all'uomo le incombenze in cui possa non combinare troppi disastri, quali le pulizie casalinghe o la spesa (purché estremamente dettagliata). Un pensionato che si rende utile in famiglia non può che riceverne gratificazione ed evitare lo stress della moglie che in silenzio continua a rimpiangere i tempi in cui 'lui' lavorava. In questo modo si riesce generalmente ad ottenere una convivenza piacevole ed una vecchiaia serena, evitando il degrado della televisione come unica compagna di vita. Sperando, ovviamente, che salute e possibilità economiche ci accompagnino.

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