"Tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile", un detto molto diffuso e spesso assolutamente vero, ma non per alcune persone che, in ambito lavorativo o familiare, si considerano davvero insostituibili e sono convinte di fare tutto loro.
Uno studio risalente addirittura al 1979 condotto dalla University of Waterloo indagò sul menage familiare di coppie sposate ed evidenziò che se veniva chiesto ad entrambi i coniugi di fare un’autovalutazione del proprio contributo, sia negativo che positivo, in famiglia entrambi, mariti e mogli, avevano la tendenza a sovrastimare il proprio apporto.
E l’idea del "faccio tutto io" dilaga soprattutto in ufficio. A indagare sul perché alcune persone credano di essere così necessarie è anche lo studioso Nicholas Epley dell’Università di Chicago che condusse nel 2006 uno studio su alcuni professori di Harvard. L’obiettivo era capire in che modo i professori considerassero importante il proprio contributo. Conclusione: anche se tutti lavoravano in team accademici, ogni ricercatore era convinto di aver fatto almeno il 100% in più degli altri.
Più recente una ricerca, sempre firmata da Epley, che ha visto coinvolti alcuni volontari divisi in 3 gruppi: due dovevano risolvere alcuni puzzle di parole e un terzo gruppo dove supervisionare e coordinare la situazione. Alla fine sono stati proprio i componenti del terzo gruppo ad aver avuto la certezza di essere stati fondamentali per la buona riuscita del compito assegnato. Senza il loro indispensabile contributo, insomma, nulla sarebbe stato ottenuto.
Ma perché a volte abbiamo la sensazione di essere così indispensabili? In generale le persone hanno la tendenza a sovrastimarsi, a ricompensare se stesse, ma quelle egocentriche non riescono proprio a vedere ciò che fanno gli altri. L’egocentrico riesce a riconoscere solo ciò che fa lui in prima persona.