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Rimandare il momento del sonno: problemi di autoregolazione?

Rimandare il momento del sonno: problemi di autoregolazione?

Dall'analisi condotta sul problema della procrastinazione del sonno è emerso un legame con i disturbi di autoregolazione.

Essere procrastinatori del sonno cioè rimandare il momento in cui andare a dormire nonostante nessuna circostanza esterna ce lo impedisca. La definizione si deve ad un gruppo di ricercatori dell’Università di Utrecht che sull’argomento ha condotto uno studio pubblicato sulla rivista Frontier in Psychology.

Obiettivo: esplorare il fenomeno, cercando di capire quanto sia diffuso, quali siano i motivi e se sia collegato a un certo stile di vita. Gli scienziati hanno intervistato 177 persone su Mechanical Turk e hanno chiesto loro di valutare, con una scala da 1 (quasi mai) a 5 (quasi sempre) quanto fossero corrispondenti al vero le seguenti affermazioni:

  • vado a letto più tardi di quanto vorrei;
  • vado a letto presto se devo svegliarmi presto al mattino;
  • quando arriva l’ora di spegnere le luci, lo faccio immediatamente;
  • spesso inizio altre attività quando sarebbe ora di dormire;
  • mi distraggo facilmente quando vorrei andare a dormire;
  • ho un Sonno regolare;
  • riesco facilmente a interrompere quello che sto facendo se è ora di andare a letto.

Sono state poi raccolte informazioni demografiche sui partecipanti, sulle loro abitudini generali, sugli orari di Sonno e sulla stanchezza avvertita durante il giorno. E si sono presi in considerazione autocontrollo, consapevolezza e impulsività.

Così da un’analisi dei risultati è emerso che la procrastinazione del Sonno è un problema associato ad altri problemi di procrastinazione e da disturbi dell’autoregolazione. La procrastinazione del sonno però non indica la mancanza di voglia di dormire, bensì l’incapacità di lasciare le attività in corso. Dunque è essa stessa causa del sonno insufficiente.

Ultimo aggiornamento: 04 Marzo 2020
2 minuti di lettura
Commento del medico
Dr. Mauro Savardi
Dr. Mauro Savardi
Specialista in Psicologia clinica e Psicologia e Psicoterapia

L’articolo in esame analizza nello specifico il rapporto tra procrastinazione ed autoregolazione in un contesto specifico e relativo al sonno; in particolare individua un rapporto correlativo negativo tra capacità autoregolativa (self regulation), tendenza alla procrastinazione ed effetti sulla riduzione delle ore di sonno ristoratore; ovvero maggior tendenza alla procrastinazione si verifica in soggetti con una minor capacità di autoregolazione. Questo termine rappresenta un concetto importante della psicologia clinica che va ben oltre l’ambito di indagine di questa singola ricerca.

Per capire cosa s’intende con questo termine e la sua funzione all’interno dei processi di adattamento e benessere individuali, basta pensare ad una metafora come ad esempio quella del termostato. Il termostato è un semplice sistema di regolazione e mantenimento della temperatura di un contesto (scopo) che funziona rilevando delle informazioni (input) e trasmettendo delle risposte (output) nella misura in cui recepisce una discrepanza tra scopo atteso (mappa del mondo desiderato) e livello di realizzazione dello stesso (mappa del mondo rappresentato).

Al di là della semplificazione eccessiva, il sistema psicologico umano funziona in modo simile: costruisce mappe e rappresentazioni del mondo esterno ed interno (se stessi) caratterizzato in termini di credenze specifiche denotate in termini di senso e valore personale; rappresenta e persegue scopi utili per sé e per gli altri; monitora e controlla le invalidazioni che restituiscono informazioni relativamente alla discrepanza tra il desiderato/atteso ed il realizzato o in fase di realizzazione (feedback); reagisce o controreagisce fisiologicamente, emotivamente, cognitivamente e comportamentalmente alle invalidazioni esterne che interrompono la direzione dell’azione attesa e dello scopo perseguito; utilizza strategie (consapevoli vs inconsapevoli) e modalità operative di realizzazione dell’azione in funzione degli scopi prefigurati; valuta il sistema globale nella sua funzionalità al fine di modificare la mappa sul mondo, le strategie per perseguire gli scopi e gli scopi stessi.

Scopo sovraordinato di tutto il sistema è quello di mantenere alta la prevedibilità del mondo perché ciò garantisce un buon adattamento attraverso il perseguimento non eccessivamente costoso dei propri scopi. L’autoregolazione si colloca nella centralità dei processi cognitivi, emotivi, comportamentali, interpersonali sopra accennati e si riferisce più specificamente in questi termini al senso di consapevolezza, conoscenza, gestione e controllo esecutivo dei processi psicologici in atto, che sono sempre orientati.

Quali sono le aree in cui l’autoregolazione può rappresentare un problema?

  • Quando l’autoregolazione viene collassata dall’invadenza di stati emotivi connotati episodicamente (rabbia, tristezza, vergogna, colpa, paura, ansia etc..): il riferimento è a singoli accadimenti, così insistenti da un punto di vista della loro capacità invalidante, da determinare un sovraccarico di stress individuale temporaneo (gravi lutti, separazioni importanti, conflittualità improvvisa, traumi etc.) perché riducono drasticamente la capacità previsionale del sistema nel suo complesso.
  • Quando l’autoregolazione viene collassata dall’invadenza di stati emotivi connotati semanticamente: in quest’area rientrano ad esempio le problematiche a singola connotazione emotiva prevalente (es. disturbi d’ansia, disturbi dell’umore etc.) dove l’autoregolazione viene invalidata prevalentemente in una parte specifica del proprio processo di funzionamento; ad esempio quella emotiva (l’ansia molto intensa e insopportabile) e/o quella cognitiva (i giudizi negativi ed estremi su di sé e sugli altri) e/o quella operativa (la restrizione dell’azione all’interno di aree ad altissima prevedibilità e gli evitamenti conseguenti) e/o quella interpersonale, comunque in una zona limitata di vulnerabilità.

Rientrano però in quest’area anche le problematiche che si riferiscono maggiormente alla 'patologia' nella rappresentazione di sé e degli altri (disturbi di personalità), dove le invalidazioni chiamano in causa prevalentemente contenuti importanti su queste due singole aree o su entrambe. L’esempio maggiormente significativo che può essere considerato riguarda il disturbo borderline di personalità, dove il deficit di autoregolazione o disregolazione emotiva, viene utilizzato per descrivere la 'cascata emotiva' che interviene di fronte ad invalidazioni importanti reali o prefigurate, sul piano del riconoscimento e della validazione interpersonale.

In questo contesto il problema sta proprio nell’autoregolare i processi emotivi scatenati, che catalizzano nella medesima direzione tutto il restante sistema psicologico, da quello cognitivo (processi di pensiero dicotomici), a quello operativo ed interpersonale (impulsività emergente) in una modalità on-off. Quando l’autoregolazione viene contaminata da stati di contenuto e da processi cognitivi dirottati su piani di realtà altamente soggettivi (siamo in questo caso nell’ambito, ad esempio, delle psicosi).

 

Bibliografia

  • Adrian Wells, Ed. it. a cura di: Gabriele Melli. Terapia metacognitiva dei disturbi d'ansia e della depressione. Eclipsi Editore 2012.

 

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