Il suo nome è EIAn, ovvero Exercise-induced anaphylaxis, ed è una rara forma di Shock anafilattico generata da una grave reazione allergica che colpisce gli atleti che svolgono attività fisica. Questo disturbo dipende frequentemente da cause alimentari legate all’ultimo pasto assunto: in taluni casi prende, infatti, la denominazione di FDEIAn ovvero Food-dependent EIAn.
È l’Università Cattolica di Roma a rappresentare un irrinunciabile polo per la ricerca di questa rara patologia: il professor Antonino Romano dell’ateneo capitolino studia l’EIAn dagli anni Novanta, quando, con la sua equipe e in partnership con il Centro di Medicina dello Sport, ha elaborato l’unico protocollo diagnostico condiviso dalla comunità scientifica internazionale per individuare e fronteggiare l’EIAn. Il protocollo messo a punto da Romano è stato presentato anche nel corso del recente convegno dell’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI – European Academy of Allergology and Clinical Immunology) tenutosi a Göteborg.
“Nel 1979 è stato registrato il primo caso di FDEIAn: si trattava di un maratoneta di 31 anni che aveva affrontato una corsa subito dopo aver mangiato frutti di mare; oggi gli studi da noi condotti confermano il fatto che numerosi alimenti, associati all’attività fisica, possono generare questa reazione: dai crostacei ai cereali, dai pomodori al finocchio, dal sedano alle pesche, sino alle pere” ha spiegato Romano, aggiungendo che le reazioni a questi alimenti sono stati confermati da test allergologici condotti su differenti pazienti.
Gli studiosi italiani stanno, inoltre, prendendo in esame metodi più efficaci per prevenire l’EIAn: per alcuni atleti, il raggiungimento di un bel risultato potrebbe essere fortemente condizionato da reazioni allergiche. I più tipici sintomi di questa Patologia colpiscono la Cute – prurito, orticaria e sensazione di calore – e sono poi associati a dolori addominali, nausea o vomito, broncospasmi, edema della glottide o ancora forme di ipotensione e perdita di coscienza. Solo in rarissimi casi l’EIAn conduce anche alla morte.