Logo Paginemediche
  • Programmi
  • Visite
  • Salute A-Z
  • Chi siamo
  • MediciMedici
  • AziendeAziende
Piattole: i pidocchi del pube

Piattole: i pidocchi del pube

Le piattole (pediculosi), anche dette pidocchi del pube (ftiriasi), si trasmettono per contatto e si possono trovare anche nei bambini.
In questo articolo:

Che cosa sono le piattole?

Le piattole (Phthirus pubis) sono piccoli insetti che si nutrono di sangue e che possono colonizzare il pube (ftiriasi) e altre aree pilifere del corpo (pediculosi del corpo). Le piattole sono grandi appena 2-3 mm, hanno sei zampe uncinate, due antenne e un corpo appiattito (da cui il nome) ricoperto di peluria.

Come avviene la trasmissione?

Pur essendo la pediculosi del corpo inclusa nella lunga lista delle malattie veneree, è importante ricordare che la trasmissione sessuale non è l’unica modalità di contagio. Questo è il motivo per il quale è possibile riscontrare la presenza di piattole anche in quelle fasce d’età non sessualmente attive. In età scolare e prescolare, non essendo ancora la peluria ben sviluppata, è possibile a volte riscontrare piattole nelle Ciglia e nelle sopracciglia: è più frequente il riscontro dei comuni pidocchi del cuoio capelluto (Pediculus humanus capitis), fenomeno noto come pediculosi del cuoio capelluto.

Le piattole possono essere veicolate non solo attraverso il contatto diretto, ma anche attraverso lenzuola, abiti o asciugamani infestati. In assenza di Terapia le piattole possono localizzarsi anche al torace, alle ascelle e alle aree pilifere del viso. Se non trattata, la persistenza delle piattole nelle ciglia, fenomeno osservabile persino in età pediatrica, può con il tempo esporre a fenomeni infiammatori (es. blefarite).

I segni tipici dell'infestazione da piattole

Al momento della visita dermatologica si possono ricercare alcuni segni tipici dell’infestazione da piattole (es. ricerca del parassita, delle lendini, delle feci del parassita color ruggine, delle macule cerulee, etc), sia con un accurato esame obiettivo, che mediante entomoscopia. Quest’ultima metodica consente l’osservazione in tempo reale del parassita a forte ingrandimento (es. 50x), che appare tenacemente aggrappato con l’estremità delle sue zampe ai peli del corpo umano.
La presenza di piattole si associa solitamente a un forte prurito e a conseguenti lesioni da grattamento, talora persino impetiginizzate. Il prurito è ancor più intenso negli individui con iperreattività cutanea alle comuni punture di insetti (es. orticaria papulosa) e nei soggetti atopici.

Negli indumenti intimi del paziente, è a volte possibile riscontrare le feci del parassita, talora scambiate per tracce di sangue, a causa del loro tipico color ruggine. Oltre al parassita, visibile in alcuni casi anche a occhio nudo, con l’entodermoscopia è possibile ricercare sia le feci che le uova.

Come eliminare le piattole

Una volta confermata la diagnosi, il dermatologo programmerà una terapia farmacologica mirata individuale e collettiva, con farmaci in grado di eliminare il parassita e prevenire possibili recidive.

In alcuni casi, il dermatologo può suggerire al momento della visita, prodotti specifici a base di olii secchi (es. tocoferolo acetato) o silicone (es. dimeticone), in grado di ostruire le vie respiratorie del pidocchio, che muore per asfissia e soffocamento. Gli antiparassitari per uso topico a base di sostanze neurotossiche per il pidocchio (es. permetrina, malathion, fenotrina, lindano, altre piretrine, etc), a causa dei possibili effetti collaterali, vanno utilizzati sempre sotto la guida del proprio medico.

In gravidanza si preferisce ricorrere solitamente agli olii naturali o a quelli siliconati, che rispetto agli antiparassitari tradizionali, non attraversano l’epidermide. La maggior parte di questi prodotti soffoca il parassita in meno di 20 minuti di messa in posa. Nella Diagnosi differenziale della pediculosi, vanno anche considerati gli altri parassiti che possono talora infestare la cute e i suoi annessi, come ad esempio i cosiddetti pidocchi dei libri (es. Lepinotus patruelisTrogium pulsatorum, etc) che si riconoscono facilmente in quanto si spostano con movimenti molto rapidi sul cuoio capelluto. I pidocchi del corpo, possono sopravvivere oltre che sulla pelle, anche negli abiti e contrariamente ai pidocchi del cuoio capelluto, possono comportarsi come potenziali vettori di altre malattie infettive (es. tifo esantematico, febbre ricorrente, febbre delle trincee, etc).

Ancora oggi, diagnosi inaspettate di piattole sono vissute dai pazienti con grande senso di incredulità e imbarazzo, nonostante si tratti di situazioni facilmente gestibili presso il proprio dermatologo con dei farmaci molto rapidi e mirati.
L’eventuale ricorso a prodotti naturali (privi di insetticidi) attivi solo sulla piattola e non sulle uova, va ripetuto nei giorni successivi, secondo i consigli del proprio dermatologo. Per la terapia dell’infestazione da piattole è preferibile depilare la zona, prima del trattamento antiparassitario topico, seguendo tutte le indicazioni del proprio dermatologo.

Una volta confermata la diagnosi di pediculosi, il dermatologo programmerà una terapia antiparassitaria adatta al tipo di parassita e al distretto corporeo interessato (es. polvere, shampoo, lozione, mousse, spray, balsamo) e una prevenzione individuale e collettiva delle recidive. Eventuali oggetti con cui il paziente affetto da pediculosi è stato a contatto andrebbero isolati per 24-48 ore, tempo dopo il quale il parassita muore, non potendosi più nutrire.

Nel trattamento dell’infestazione da piattole nelle ciglia è preferibile utilizzare olii specifici, possibilmente privi di sostanze irritanti per l’occhio.
Dopo l’accoppiamento le femmine depongono ogni giorno una decina di uova biancastre (lèndini), incollate ai peli. Dopo qualche settimana dalle lendini si formeranno i parassiti adulti.

Le applicazioni di aceto di mele riscaldato, un tempo molto popolari, si basavano sull’attività cheratolitica dell’acido acetico sul materiale che tiene incollate le lèndini ai peli, e oggi sono cadute un po’ in disuso grazie anche all’utilizzo di farmaci più rapidi, meno sgradevoli e più delicati.

Leggi anche:
La Morfea è una malattia autoimmune che colpisce la cute e appartiene al gruppo delle sclerodermie.
Ultimo aggiornamento: 03 Aprile 2018
6 minuti di lettura

L’hai trovato utile?

Condividi

Iscriviti alla newsletter di Paginemediche
Unisciti ad una community di oltre 50mila persone per ricevere sconti esclusivi e consigli di salute dai nostri esperti.
Ho letto l'Informativa sulla Privacy e acconsento al trattamento dei miei dati personali