Cos’è la vertigine parossistica posizionale e come si manifesta
La vertigine parossistica posizionale o VPP è la forma più comune di vertigine. Si manifesta con vertigini (capogiri) ad insorgenza improvvisa, di forte intensità e della durata di secondi o decine di secondi (parossistiche), scatenate da movimenti ossia da cambiamenti di posizione della nostra testa come alzarsi, sdraiarsi o girarsi nel letto o, ancora, guardare verso l’alto, con la testa all’indietro, come per cercare qualcosa sopra un armadio o salutare un amico al balcone. Sono questi i casi che rientrano tra quelli più comuni.
La vertigine parossistica posizionale è una malattia benigna, caratterizzato da episodi iniziali acuti che vanno gradualmente calando, fino a risolversi nell’arco di qualche settimana, ma che possono ripetersi anche più volte nel corso della vita. Qualche volta gli episodi sono preceduti da un lieve trauma cranico o da vibrazioni della testa provocate dal trapano del dentista per curare una carie o dall’aver mantenuto a lungo una posizione scorretta della testa durante una seduta dal parrucchiere. Ma nella maggior parte dei casi gli episodi nascono spontaneamente, sono più comuni nelle persone anziane e soprattutto nella donna dopo la menopausa. Inoltre, è possibile che esista un rapporto con l’osteoporosi.
Vertigine parossistica posizionale: quali sono le cause
Nel labirinto dell’orecchio interno abbiamo piccoli ammassi di microcristalli di carbonato di calcio, in pratica dei microsassolini, detti otoliti od otoconi, che servono a farci percepire le accelerazioni, in particolare quella della forza di gravità. Può accadere che una certa quantità di otoconi si distacchi dalla loro sede naturale, sopra la macula dell’utricolo, e che in seguito al movimento della testa vada a cadere sopra le cellule sensoriali cigliate delle ampolle dei canali semicircolari, stimolandole violentemente.
Questo causa la vertigine parossistica, ossia una vertigine intensa e breve. Sono interessati solitamente i canali semicircolari posteriori, posti più in basso, meno spesso quelli orizzontali o laterali, raramente quelli anteriori o superiori.
Diagnosi di vertigine parossistica posizionale
La diagnosi si effettua con l’esame vestibolare e in particolare con la ricerca del nistagmo, un movimento involontario degli occhi che si accompagna alla sensazione di vertigine e che è provocato con opportune manovre di posizionamento del paziente sul lettino dell’esame. Il nistagmo può essere osservato ad occhio nudo o con appositi occhiali (occhiali di Frenzel) o registrato con una telecamera (videonistagmografia).
Le caratteristiche del nistagmo ci permettono di stabilire quale è il canale semicircolare interessato (posteriore, laterale o superiore) e il suo lato (destro o sinistro).
Come si cura la vertigine parossistica posizionale
Alle manovre diagnostiche si fanno seguire manovre curative, note come manovre liberatorie, con le quali l’ammasso di otoconi distaccato viene riposizionato nella sua sede naturale, la cavità dell’utricolo. Qui, a contatto con il liquido in cui sono immersi, l’endolinfa, gli otoconi si scioglieranno spontaneamente nell’arco di qualche settimane.
I farmaci non servono per il trattamento della vertigine posizionale; al più sono indicati per l’instabilità persistente (residual dizziness) che può continuare per giorni dopo la risoluzione delle vertigini, spontanea o grazie alle manovre liberatorie.