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Test per la diagnosi prenatale

Gli esami come l'amniocentesi e la villocentesi permettono di diagnosticare, in fase prenatale, molte delle malformazioni cromosomiche.

I cromosomi contengono tutte le informazioni relative all’embrione e all’essere umano che diventerà.

Dal colore degli occhi a quello dei capelli a quello della pelle, fino ad alcune caratteristiche ereditarie e a malattie genetiche, nei cromosomi è racchiusa gran parte della storia dell’individuo che sta per nascere.

Nell’uomo esistono 23 coppie di cromosomi, due di essi determinano il sesso. Si tratta dei cromosomi X e Y.

Negli uomini gli alleli sono XY

Nelle donne gli alleli sono XX

È quindi chiaro che le donne possono trasmettere solo l’allele X mentre l’uomo può trasmettere o l’X o l’Y: quindi è lo spermatozoo 'vincente' a fare la differenza e a determinare il sesso del nascituro.

A volte può capitare, però, che nello sviluppo del DNA del nascituro qualcosa si inceppi: sono le cromosomopatie, caratterizzate nella maggior parte dei casi, dalla presenza di un cromosoma in più. La Sindrome di Down è la cromosomopatia più diffusa (colpisce ogni anno 1 bambino ogni 800) ed è legata anche all’età della madre.

 

ETA' DELLA MAMMA RISCHIO DI Sindrome DI DOWN RISCHIO DI ALTRE MALFORMAZIONI CROMOSOMICHE
30 1 bambino su 885 1 bambino su 385
32 1 su 725 1 su 323
34 1 su 465 1 su 244
36 1 su 287 1 su 149
38 1 su 177 1 su 105
40 1 su 109 1 su 63
42 1 su 67 1 su 39
44 1 su 41 1 su 24
46 1 su 25 1 su 15

 

La moderna scienza permette di diagnosticare una gran parte delle malformazioni cromosmiche durante la gravidanza anche se è importante ricordare che non tutte le malformazioni sono diagnosticabili in fase prenatale e lo saranno solo dopo che il bambino sarà nato.

È bene anche sottolineare che solo la villocentesi e l’amniocentesi danno una vera e propria diagnosi mentre gli altri esami offrono una risposta di tipo probabilistico, cioè in base a una serie di parametri calcolano che probabilità c’è che il feto abbia una malformazione.

Gli esami che vengono maggiormente effettuati sono:

Tri-test: si esegue tra la 15sima e la 17sima settimana di gestazione. Consiste in un prelievo del sangue e in un’analisi combinata di 4 elementi: l’età materna e tre proteine di origine feto-placentare (alfa-fetoproteina, estriolo non coniugato, frazione libera della gonadotropina corionica). Il risultato individua in media il 70% dei bambini affetti da Sindrome di Down. Se il rischio stimato è superiore a uno su 300 la donna viene invitata a sottoporsi a Amniocentesi.

Transulcenza nucale: consiste in una normale ecografia da effettuarsi tra le 11 e le 13 settimane di gravidanza attraverso la quale l’operatore misura lo spessore dei tessuti superficiali della nuca del feto sulla linea mediana del collo. Questo spessore, in soggetti affetti da particolari malformazioni cromosomiche, risulta maggiormente elevato.

Si tratta di un esame probabilistico: cioè non offre una Diagnosi certa ma, usando come riferimento anche l’età della madre, calcola le probabilità che un feto con un certo spessore nucale abbia una anomalia cromosomica. In particolare se lo spessore nucale risulta essere superiore ai 3 mm si ha una probabilità di anomalie cromosomiche pari al 75% con un 5% di falsi positivi e la mamma è invitata a sottoporsi a esame diagnostico (amniocentesi)

Bi-Test (oppure Duo-Test): è un esame del sangue che si effettua tra l’11sima e la 14sima settimana di gestazione. L’analisi misura due valori, quello della Gonadotropina Corionica e quello della Plasma Proteina Associata alla Gravidanza (PAPP-A): in caso di malattie cromosomiche la prima aumenta e la seconda diminuisce.

Se il rischio stimato è superiore a una probabilità su 300 il test viene definito positivo.

Ultrascreen: è un esame combinato. Vengono valutati sia il risultato della translucenza nucale che quello del bi-test. Il risultato viene calcolato da un software che propone una percentuale di rischio e se è alta la mamma viene invitata a sottoporsi ad amniocentesi.

Villocentesi: è un esame invasivo che consiste nel prelievo di villi coriali dalla placenta entro la decima settimana di gestazione. Viene effettuata per via trans addominale sotto controllo ecografico. Il campione di cellule placentari viene esaminato alla ricerca di anomalie del cariotipo e il risultato offre una diagnosi abbastanza accurata di alcune malattie cromosomiche. La percentuale di aborto si aggira intorno allo 0,5-1%.

Amniocentesi: anche l’amniocentesi è un esame invasivo e per questo non privo di rischi.

Secondo le statistiche il rischio di aborto spontaneo a causa dell’amniocentesi è di 0,5%. Viene effettuata a partire dalla 15sima settimana di gravidanza e consiste nell’aspirazione, con un sottilissimo ago, di un campione di liquido amniotico per via trans addominale.

L’esame viene eseguito con il supporto dell’ecografia per valutare la posizione del feto e la localizzazione dell’ago. I circa 15 cc di liquido amniotico vengono inviati in laboratorio per essere esaminati alla ricerca di eventuali anomalie cromosomiche.

Il risultato è pronto, in media, in un paio di settimane e offre una diagnosi prenatale praticamente sicura su malattie come Sindrome di Down, fibrosi cistica, Sindrome di Edward, Sindrome di Turner e molte altre. L’amniocentesi è gratuita per le donne con più di 35 anni.

 

Ultimo aggiornamento: 03 Marzo 2016
5 minuti di lettura

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