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A Castellaneta è di scena la malasanità italiana

A Castellaneta è di scena la malasanità italiana

È successo a Castellaneta, provincia di Taranto. Ventitré indagati e otto morti sospette per uno dei casi più gravi di malasanità italiana.

Otto pazienti ricoverati in Terapia intensiva coronarica deceduti, 23 persone indagate per omicidio plurimo colposo: si dirama la ragnatela che ha avvolto, sin dai primi momenti, il terribile episodio di malasanità avvenuto nell’ospedale di Castellaneta, in provincia di Taranto.

Questi i fatti: nel giro di due settimane, presso l’UTIC del nuovissimo nosocomio pugliese, inaugurato solo lo scorso 20 aprile, sono deceduti otto pazienti. Le morti hanno destato parecchi sospetti e la sconcertante verità su come sono andati i fatti è emersa quasi immediatamente: i pazienti erano deceduti perché al posto dell’ossigeno avevano respirato un anestetico, il protossido di azoto.

Come è stato possibile questo terribile errore è presto detto: a chiarirlo è stato proprio Marco Urago, direttore sanitario dell’ASL di Taranto 1 (poi commissariata su iniziativa del Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola), il quale ha spiegato che la presenza di questo Anestetico all’interno dei gas medicali nel reparto “è stata causata da un errato collegamento in fase di realizzazione dell’impianto della linea di Ossigeno alla linea principale di distribuzione del protossido di azoto utilizzato da altri reparti anziché sulla linea principale di distribuzione dell'ossigeno”.

In altre parole, il tubo che doveva portare ossigeno ai pazienti conteneva, invece, il potente anestetico; resta da capire se i tubi siano stati installati scorrettamente in fase di realizzazione dell’impianto dell’ospedale, fiore all’occhiello della sanità pugliese inaugurato solo poche settimane prima, oppure se siano stati manomessi successivamente.

Dopo le prime indagini condotte da una Commissione regionale d’ispezione, coordinata da Tommaso Fiore, primario di Anestesiologia al Policlinico di Bari, è risultato che quattro degli otto pazienti sono morti, con alta probabilità, a causa del protossido di azoto, un altro caso è stato classificato come “incerto” e altri tre come “altamente incerti”.

Per dipanare gli ultimi dubbi non restano che le autopsie che si stanno svolgendo in questi giorni su sei salme ma i risultati non attesi prima di una quarantina di giorni; nel frattempo, nel registro degli indagati sono stati iscritte, fino ad ora, 23 persone ma le responsabilità sono ancora tutte da chiarire.

Il ministro della Salute Livia Turco ha disposto ispezioni e verifiche a tappeto in tutta Italia e ha annunciato, qualche giorno fa, l’approvazione di un disegno di legge che prevede, tra l’altro, la presenza negli ospedali e nelle ASL di un esperto che abbia come obiettivo unico la prevenzione degli errori e la sicurezza. Ogni azienda sanitaria e ogni ospedale italiano dovranno essere dotati di un “sistema per la gestione del rischio clinico finalizzato alla sicurezza dei pazienti, incluso il rischio di infezioni ospedaliere”; solo nel 40% degli ospedali, inoltre,  è presente un’equipe di esperti che vigilano sul corretto utilizzo e manutenzione dei macchinari; l’obiettivo è che tutti i nosocomi italiani si dotino di un “servizio di ingegneria clinica”. Nel provvedimento legislativo trovano spazio anche nuove norme che semplificano le soluzioni giudiziarie delle vertenze tra pazienti e medici per “consentire al cittadino forme più celeri di risarcimento”.

Ultimo aggiornamento: 28 Marzo 2017
3 minuti di lettura

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