Ci potrebbe essere un legame tra l’inquinamento atmosferico e l’aumento delle malattie neurodegenerative tale da coinvolgere anche i bambini. Di questo s’è parlato durante il 49° Congresso della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica che si è svolto a Napoli dal 16 al 19 novembre.
Più studi recenti, infatti, hanno osservato l’insorgenza precoce delle patologie neurodegenerative e hanno evidenziato che anche i bambini, esposti a un certo grado di inquinamento per un lungo periodo, sembrerebbero sviluppare segni clinici simili a quelli del morbo di Alzheimer e del Parkinson negli adulti.
Margherita Ferrante del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate G.F. Ingrassia dell’Università degli Studi di Catania, tuttavia, ha spiegato che alla luce dei dati presentati, "emerge chiaramente la necessità di ulteriori studi per comprendere meglio le complessi reti metaboliche che legano i fattori di rischio ambientali, i geni e le malattie neurodegenerative ma, soprattutto, è urgente intervenire nelle aree fortemente urbanizzate con INTERVENTI di pianificazione strategica che consentano di ridurre le esposizioni ambientali e di concretizzare, finalmente, una politica fondata sulla green economy".
Il legame tra morbo di Alzheimer e smog
In effetti, come riscontrato da una ricerca pubblicata nel settembre di quest’anno, condotta da un team di ricercatori britannici e messicani, sono state individuate “particelle di inquinamento atmosferico associate al morbo di Alzheimer, trovate nel cervello umano”, ovvero minuscole particelle di magnetite - potenzialmente tossiche, sottoprodotto dell’inquinamento da traffico - in campioni di tessuto cerebrale. Quest’ultimi sono stati prelevati, dopo la morte, da 29 persone che hanno vissuto a Città del Messico e 8 a Manchester, in Inghilterra.
Il magnetite, infatti, può aumentare il danno ossidativo - danni causati a livello molecolare - alle cellule cerebrali, soprattutto in presenza della proteina beta aimiloide, elemento chiave nell’Alzheimer.
Le malattie neurodegenerative e l'epigenetica
Le patologie neurodegenerative - chiamate così perché colpiscono il sistema nervoso centrale - sono, quindi, in crescente aumento negli ultimi anni e, di conseguenza, i costi delle cure e i costi sociali di queste malattie assommano a centinaia di miliardi di euro, destinati a salire del 50% nei prossimi anni.
Il Parkinson, l’Alzheimer e la Sclerosi Laterale Amiotrofica, inoltre, rappresentano circa il 90% dei casi e alcuni recenti studi sulla loro insorgenza - come rivelato da una nota stampa diffusa dagli organizzatori del Convegno SItI - si concentrano sulla complessa interazione tra fattori genetici e ambientali. In particolare l’epigenetica, la scienza che studia i meccanismi che regolano l’attivazione dei nostri geni e le modificazioni ereditabili, ha aperto nuovi scenari circa l’azione dei contaminati ambientali nella genesi delle patologie, soprattutto per le malattie neurodegenerative.
A tal proposito, la già citata dottoressa Ferrante ha chiarito che “l’epigenetica studia le modifiche che avvengono ogni giorno, come risposta alle informazioni e alle sollecitazioni che giungono dall’ambiente, nelle migliaia di molecole che fanno parte della cromatina, sostanza contenuta nel nucleo cellulare e che determinano il modo in cui il DNA si programma e riprogramma, esprimendosi in modo diverso e determinando così, spesso fin dallo sviluppo intrauterino, il nostro stato di salute o di malattia”.