Non è una condizione mentale ma piuttosto si manifesta attraverso una differenza metabolica che colpisce le cellule immunitarie dei soggetti malati e la loro capacità di produrre energia, ridotta del 50% rispetto a quella di soggetti sani. Il riferimento è alla sindrome da fatica cronica (Chronic Fatigue Syndrome o CFS) – conosciuta anche come malattia da intolleranza sistemica allo sforzo o encefalomielite mialgica – e a determinarlo è stato un team di ricerca dell’Università di Newcastle.
Si tratta di un disturbo che colpisce soggetti adulti tra i 20 anni e i 40 anni, prevalentemente le donne, contraddistinto da stanchezza prolungata, persistente e (soprattutto) debilitante: le persone affette da encefalomielite mialgica infatti soffrono di una stanchezza disabilitante, per la quale il riposo non è di alcun supporto, che peggiora attraverso l’attività fisica e intellettuale.
Luoghi comuni sulla sindrome da fatica cronica
I risultati a cui sono arrivati i ricercatori hanno modificato la concezione della patologia che hanno i pazienti affetti da sindrome da fatica cronica. Fino a poco tempo fa, infatti, si riteneva che questa condizione fosse prettamente una patologia di carattere psicologico (in ogni caso può condurre alla depressione), contraddistinta sì da spossatezza estrema ma superabile con tanta pazienza (e, soprattutto, forza di volontà). In realtà però questa ricerca ribalta completamente la situazione.
La conferma dalla nuova ricerca britannica
Nello specifico, in seguito al prelievo di globuli bianchi da 52 pazienti con sindrome da fatica cronica e da 35 volontari sani, il team di ricerca ha testato la capacità di gestire i ridotti livelli di ossigeno, tanto in condizioni ottimali quanto in situazioni di stress. La principale differenza metabolica risiede nella capacità di produrre energia mediante la cosiddetta “respirazione cellulare”: le cellule immunitarie dei soggetti affetti da sindrome da fatica cronica sono riuscite a produrre solo il 50% dell’energia che invece è stata prodotta dalle cellule delle persone in salute.
Correlazione tra batteri intestinali e sindrome da stanchezza cronica
Diversi studi scientifici hanno confermato un collegamento tangibile tra i batteri intestinali e alcuni genti microbici infiammatori che sono presenti nel sangue dei soggetti malati. L’indagine condotta (e resa nota lo scorso anno) dalla Cornell University, di New York – pubblicata sulla rivista scientifica “Microbiome” – per la prima volta ha individuato dei marcatori biologici nel microbiota intestinale associati alla patologia (dunque un collegamento tra i batteri dell’intestino e alcuni agenti microbici infiammatori che sono presenti nel sangue dei malati), fornendo una possibile spiegazione delle cause.