Migliaia di palloncini si libereranno in aria per i bambini e i ragazzi malati di tumore. Il 15 febbraio si celebra la XVI Giornata mondiale contro il cancro infantile: ogni anno in Italia circa 2.300 bambini e ragazzi si ammalano di cancro e si stima che alla fine del quinquennio 2016-2020 saranno diagnosticate 7.000 neoplasie tra i bambini e 4.000 tra gli adolescenti (dati Airc).
Grazie agli eccezionali progressi della ricerca, il bilancio è positivo nella maggior parte dei casi: l'82% dei bambini e l'86% degli adolescenti è in vita cinque anni dopo la diagnosi di tumore ma ci sono alcune patologie considerate rare, come i sarcomi ossei e delle parti molli, i tumori cerebrali e quelli che aggrediscono il sistema nervoso centrale, per i quali la ricerca sta ancora cercando le giuste risposte.
Lotta al cancro infantile: la Giornata mondiale
Organizzata in 85 paesi del mondo dalla Confederazione internazionale delle Organizzazioni di genitori di bambini malati di cancro (Icccpo - network globale che riunisce 188 associazioni), la Giornata contro il cancro infantile (International Childhood Cancer Day) vuole essere un momento per chiedere cure mirate, sicure e tempestive, assistenza, speranza per tutti e per riflettere sul coraggio e la forza dei piccoli malati, e infine dare supporto alle famiglie.
In Italia l’evento è promosso da Fiagop onlus, la federazione delle associazioni di genitori Oncoematologia Pediatrica che alle 11 del 15 febbraio organizza il lancio dei palloncini su tutta la penisola: migliaia di persone formeranno una catena ideale che attraverserà l’Italia e farà tappa in oltre 40 località tra grandi città e piccole province.
Si ritroveranno in ospedali, case d’accoglienza, piazze, scuole per lanciare in cielo 15mila palloncini biodegradabili e indossando il nastro d’oro, simbolo dell’oncologia pediatrica.
«Il cancro nei bambini è una malattia curabile – rassicura la Fiagop – ma continua a essere la principale causa di morte nei pazienti pediatrici nel mondo, tra le malattie non trasmissibili. A livello mondiale più di 300.000 nuovi casi sono diagnosticati ogni anno – questa è una stima in difetto poiché in molti Paesi non esiste un registro dei casi –, 6.000 nuove diagnosi in Europa. Ogni tre minuti nel mondo un bambino muore di cancro».
Sebbene sia un evento raro e le percentuali di guarigione siano alte, i tumori rimangono la prima causa di mortalità da malattia nei bambini. Eppure l’oncologia pediatrica fa passi da gigante di anno in anno, mese in mese: è la branca della medicina che in questi ultimi decenni ha registrato i progressi più sorprendenti. E sulla ricerca non si smette di investire. La sola Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) investirà nel 2018 oltre 5milioni e 400mila euro per sostenere 58 progetti di ricerca.
Giornata mondiale contro il cancro infantile: la terapia genica al Bambin Gesù
In Italia il tumore più infantile più frequente è la leucemia linfoblastica acuta che colpisce ogni anno circa 400 bambini. La lotta contro questo tumore ha visto la nascita di un Protocollo di cura internazionale il cui coordinamento italiano è stato affidato all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. È qui che una innovativa terapia genica è riuscita a guarire un bambino di 4 anni colpito proprio da leucemia linfoblastica acuta, refrattario alle terapie convenzionali.
La cura ha previsto una manipolazione genetica delle cellule del sistema immunitario del piccolo malato per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore. Si tratta del primo paziente italiano curato con questo approccio rivoluzionario all’interno di uno studio accademico, promosso da Ministero della Salute, Regione Lazio e Airc. A un mese dall’infusione delle cellule riprogrammate nei laboratori del Bambino Gesù, il bimbo sta bene ed è stato dimesso: nel midollo non sono più presenti cellule leucemiche.
«Qualsiasi altro trattamento chemioterapico avrebbe avuto solo un’efficacia transitoria o addirittura un valore palliativo» ha detto il professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncologia pediatrica dell’ospedale Bambin Gesù. «È ancora troppo presto per avere la certezza della guarigione, ma il paziente è in remissione».
E ha concluso: «Per noi è motivo di grande gioia, oltre che di fiducia e di soddisfazione per l’efficacia della terapia. Abbiamo già altri pazienti candidati a questo trattamento sperimentale».