Bruxelles, 29 gen. (AdnKronos Salute) - I funzionari dell'Agenzia europea del farmaco, dopo che nel 2019 avranno lasciato Londra per via della Brexit, per almeno un anno ad Amsterdam terranno le loro riunioni anche in albergo. La struttura provvisoria offerta dal governo olandese in attesa che sia pronta la sede definitiva, il Vivaldi Building, non ha infatti una dotazione sufficiente di sale. E' una delle circostanze emerse nel dibattito tenutosi nella Commissione Envi (Ambiente, Salute pubblica e Sicurezza alimentare) del Parlamento europeo sull'assegnazione della nuova sede dell'Ema, riferisce Giovanni La Via, europarlamentare di Alternativa Popolare (Ppe) e responsabile della stessa Commissione per la procedura di localizzazione della nuova sede dell'ente regolatorio.
Durante il dibattito in Commissione Envi, spiega La Via all'AdnKronos, "abbiamo chiesto di sapere se è garantita la funzionalità dell'Ema nella sede transitoria. La risposta dell'Ema è stata affermativa", anche se attendono "la conferma che le sale riunioni e tutto quello che serve al funzionamento dell'Ema siano garantite, tra la sede provvisoria e l'hotel che è attiguo alla sede provvisoria, nell'ambito del quale dovrebbero essere riservate per tutto il periodo sale per le riunioni che l'Ema organizza sui farmaci".
I processi autorizzativi dei medicinali, prosegue l'eurodeputato che non si è recato ad Amsterdam a verificare di persona, ma si basa sui resoconti forniti in Commissione dai funzionari dell'Ema e dai rappresentanti del governo olandese, "prevedono una serie di incontri e, a quanto pare, la sede provvisoria non ha una dotazione adeguata di sale riunioni". Sale che verrebbero garantite, secondo quanto spiegato, "in questa struttura alberghiera, prospiciente alla sede provvisoria". Saranno disponibili "una serie di sale nella sede provvisoria e alcune sale nell'hotel attiguo, per integrare la dotazione di strutture della sede provvisoria. Il governo olandese affitterà queste sale da quando scatteranno le necessità dell'Ema e non un anno prima, com'è comprensibile".
Sullo stato di avanzamento dei lavori per la nuova sede, continua La Via, "abbiamo chiesto informazioni alla Commissione europea che di fatto non ha dato grandi risposte. I lavori della sede definitiva procedono, ma sono molto lontani dalla conclusione". In ogni caso, "l'Olanda aveva già detto al Consiglio di non essere in grado di prevedere entro il 30 marzo 2019 (data della Brexit, ndr) il trasferimento nel Vivaldi Bulding". Già si sapeva, quindi, che ci sarebbe stato un periodo di permanenza "in una sede transitoria, dove sembrerebbe che tutto possa essere fatto in tempo per il trasferimento". In ogni caso, prosegue l'eurodeputato, "ci sono le garanzie del governo" olandese. "L'Ema dice che, anche secondo loro, entro il 30 marzo 2019 ci sarà la possibilità di trasferirsi in questa sede. E qui finiscono le informazioni".
A pagare i due traslochi, tuttavia, non sarà l'Ue: "Il conto del trasferimento da Londra alla prima sede in Olanda lo paga il governo britannico - precisa l'europarlamentare di Alleanza Popolare - perché fa parte dei costi della Brexit". Questo impegno "non è in discussione, anche se c'è un negoziato in corso e, finché questo negoziato non si chiuderà, non ci sarà alcun esborso monetario da parte del Regno Unito". Nella pratica, la Commissione europea anticiperà la somma e "si rivarrà poi sul governo" britannico nell'ambito del 'saldo Brexit'. Invece il secondo trasferimento, dalla sede provvisoria al Vivaldi Building, "sarà a carico del governo olandese che si è impegnato in questo senso nell'ambito dell'offerta formulata. Verrà specificato nella risoluzione che nessun costo dovrà gravare sul bilancio dell'Ue: i cittadini europei non dovranno pagare un euro a valere sul bilancio comunitario per questi trasferimenti".
E' previsto, spiega ancora l'eurodeputato, che i dipendenti dell'Ema rimangano nella sede provvisoria per un periodo di circa "un anno: che poi siano 12 o 14 mesi oggi non è dato sapere". Dunque, a spanne, nel Vivaldi Building l'Ema non dovrebbe entrare prima del marzo 2020. Le possibilità che si decida di cambiare l'assegnazione della sede, comunque, sono poche, anche se si tratta di una "decisione aperta: in linea teorica il Parlamento europeo potrebbe anche proporre una sede diversa, ma c'è stato un joint statement, un accordo tra le istituzioni, che noi saremmo tenuti a rispettare, visto che qualcuno per il Parlamento lo ha firmato".
Quell'accordo delega la scelta della sede al Consiglio, l'istituzione Ue che riunisce gli Stati membri. E' vero, osserva La Via, che "l'accordo non è legalmente vincolante, ma che cosa significhi non è chiaro. Lo possiamo sovvertire? Sì, ma se noi proponessimo Milano, i francesi proporrebbero la loro candidatura, gli spagnoli la loro e non troveremmo più il bandolo della matassa". Certo, "vediamo quali saranno gli emendamenti: una collega ha ricordato la proposta di Strasburgo, una sede che troverebbe molto consenso tra i parlamentari (perché consentirebbe di chiudere, in cambio dell'assegnazione della sede Ema, la sede del Parlamento europeo nella città alsaziana, dove si tengono le plenarie, ndr). Aprirebbe poi un problema con il Consiglio, evidentemente, visto che non rispetteremmo l'accordo".
Se le cose dovessero davvero andare così, prosegue La Via, "apriremmo un contenzioso: si aprirebbe un altro problema, ma darebbe una spinta a risolvere un problema, quello della doppia sede del Parlamento, che le istituzioni europee hanno e che costa 180 milioni di euro l'anno". L'iter legislativo della decisione, comunque, è fissato: ora "si apre una finestra per gli emendamenti, che potranno essere presentati, compresi emendamenti sulla sede, fino alla fine del mese. E la Commissione Affari costituzionali darà un parere". Dopodiché "voteremo in Commissione lunedì 12 marzo e mercoledì 15 voteremo in plenaria (a Strasburgo, ndr)". Se verrà confermata la sede di Amsterdam l'iter si chiuderà lì, "ma se dovesse essere cambiato qualcosa rispetto alla proposta, si aprirebbe un trilogo, come avviene per tutti i processi legislativi. Consiglio e Parlamento dovrebbero sedersi a un tavolo per definire i punti controversi".
In ogni caso, puntualizza l'eurodeputato, "mi sembra una cosa difficile" che l'Ema non finisca ad Amsterdam, "alla luce degli interventi in Commissione. Una cosa che sicuramente accadrà è che, siccome tutti hanno espresso rammarico per la procedura seguita, il Parlamento dirà che non è pensabile che nelle future decisioni ci sia solo un'espressione del Consiglio: la delega data nel 2013 da Martin Schulz al Consiglio penso che verrà di fatto annullata. Le monetine - conclude La Via - possono essere usate per decidere il campo in una partita di calcio, ma non per decisioni ponderate e politiche come questa. Credo che il Consiglio non abbia agito nel migliore dei modi: non si decide a sorte, soprattutto se qualcuno ti delega a decidere. La procedura è sbagliata: è meglio far esprimere i rappresentanti dei cittadini europei".
Durante il dibattito in Commissione Envi, spiega La Via all'AdnKronos, "abbiamo chiesto di sapere se è garantita la funzionalità dell'Ema nella sede transitoria. La risposta dell'Ema è stata affermativa", anche se attendono "la conferma che le sale riunioni e tutto quello che serve al funzionamento dell'Ema siano garantite, tra la sede provvisoria e l'hotel che è attiguo alla sede provvisoria, nell'ambito del quale dovrebbero essere riservate per tutto il periodo sale per le riunioni che l'Ema organizza sui farmaci".
I processi autorizzativi dei medicinali, prosegue l'eurodeputato che non si è recato ad Amsterdam a verificare di persona, ma si basa sui resoconti forniti in Commissione dai funzionari dell'Ema e dai rappresentanti del governo olandese, "prevedono una serie di incontri e, a quanto pare, la sede provvisoria non ha una dotazione adeguata di sale riunioni". Sale che verrebbero garantite, secondo quanto spiegato, "in questa struttura alberghiera, prospiciente alla sede provvisoria". Saranno disponibili "una serie di sale nella sede provvisoria e alcune sale nell'hotel attiguo, per integrare la dotazione di strutture della sede provvisoria. Il governo olandese affitterà queste sale da quando scatteranno le necessità dell'Ema e non un anno prima, com'è comprensibile".
Sullo stato di avanzamento dei lavori per la nuova sede, continua La Via, "abbiamo chiesto informazioni alla Commissione europea che di fatto non ha dato grandi risposte. I lavori della sede definitiva procedono, ma sono molto lontani dalla conclusione". In ogni caso, "l'Olanda aveva già detto al Consiglio di non essere in grado di prevedere entro il 30 marzo 2019 (data della Brexit, ndr) il trasferimento nel Vivaldi Bulding". Già si sapeva, quindi, che ci sarebbe stato un periodo di permanenza "in una sede transitoria, dove sembrerebbe che tutto possa essere fatto in tempo per il trasferimento". In ogni caso, prosegue l'eurodeputato, "ci sono le garanzie del governo" olandese. "L'Ema dice che, anche secondo loro, entro il 30 marzo 2019 ci sarà la possibilità di trasferirsi in questa sede. E qui finiscono le informazioni".
A pagare i due traslochi, tuttavia, non sarà l'Ue: "Il conto del trasferimento da Londra alla prima sede in Olanda lo paga il governo britannico - precisa l'europarlamentare di Alleanza Popolare - perché fa parte dei costi della Brexit". Questo impegno "non è in discussione, anche se c'è un negoziato in corso e, finché questo negoziato non si chiuderà, non ci sarà alcun esborso monetario da parte del Regno Unito". Nella pratica, la Commissione europea anticiperà la somma e "si rivarrà poi sul governo" britannico nell'ambito del 'saldo Brexit'. Invece il secondo trasferimento, dalla sede provvisoria al Vivaldi Building, "sarà a carico del governo olandese che si è impegnato in questo senso nell'ambito dell'offerta formulata. Verrà specificato nella risoluzione che nessun costo dovrà gravare sul bilancio dell'Ue: i cittadini europei non dovranno pagare un euro a valere sul bilancio comunitario per questi trasferimenti".
E' previsto, spiega ancora l'eurodeputato, che i dipendenti dell'Ema rimangano nella sede provvisoria per un periodo di circa "un anno: che poi siano 12 o 14 mesi oggi non è dato sapere". Dunque, a spanne, nel Vivaldi Building l'Ema non dovrebbe entrare prima del marzo 2020. Le possibilità che si decida di cambiare l'assegnazione della sede, comunque, sono poche, anche se si tratta di una "decisione aperta: in linea teorica il Parlamento europeo potrebbe anche proporre una sede diversa, ma c'è stato un joint statement, un accordo tra le istituzioni, che noi saremmo tenuti a rispettare, visto che qualcuno per il Parlamento lo ha firmato".
Quell'accordo delega la scelta della sede al Consiglio, l'istituzione Ue che riunisce gli Stati membri. E' vero, osserva La Via, che "l'accordo non è legalmente vincolante, ma che cosa significhi non è chiaro. Lo possiamo sovvertire? Sì, ma se noi proponessimo Milano, i francesi proporrebbero la loro candidatura, gli spagnoli la loro e non troveremmo più il bandolo della matassa". Certo, "vediamo quali saranno gli emendamenti: una collega ha ricordato la proposta di Strasburgo, una sede che troverebbe molto consenso tra i parlamentari (perché consentirebbe di chiudere, in cambio dell'assegnazione della sede Ema, la sede del Parlamento europeo nella città alsaziana, dove si tengono le plenarie, ndr). Aprirebbe poi un problema con il Consiglio, evidentemente, visto che non rispetteremmo l'accordo".
Se le cose dovessero davvero andare così, prosegue La Via, "apriremmo un contenzioso: si aprirebbe un altro problema, ma darebbe una spinta a risolvere un problema, quello della doppia sede del Parlamento, che le istituzioni europee hanno e che costa 180 milioni di euro l'anno". L'iter legislativo della decisione, comunque, è fissato: ora "si apre una finestra per gli emendamenti, che potranno essere presentati, compresi emendamenti sulla sede, fino alla fine del mese. E la Commissione Affari costituzionali darà un parere". Dopodiché "voteremo in Commissione lunedì 12 marzo e mercoledì 15 voteremo in plenaria (a Strasburgo, ndr)". Se verrà confermata la sede di Amsterdam l'iter si chiuderà lì, "ma se dovesse essere cambiato qualcosa rispetto alla proposta, si aprirebbe un trilogo, come avviene per tutti i processi legislativi. Consiglio e Parlamento dovrebbero sedersi a un tavolo per definire i punti controversi".
In ogni caso, puntualizza l'eurodeputato, "mi sembra una cosa difficile" che l'Ema non finisca ad Amsterdam, "alla luce degli interventi in Commissione. Una cosa che sicuramente accadrà è che, siccome tutti hanno espresso rammarico per la procedura seguita, il Parlamento dirà che non è pensabile che nelle future decisioni ci sia solo un'espressione del Consiglio: la delega data nel 2013 da Martin Schulz al Consiglio penso che verrà di fatto annullata. Le monetine - conclude La Via - possono essere usate per decidere il campo in una partita di calcio, ma non per decisioni ponderate e politiche come questa. Credo che il Consiglio non abbia agito nel migliore dei modi: non si decide a sorte, soprattutto se qualcuno ti delega a decidere. La procedura è sbagliata: è meglio far esprimere i rappresentanti dei cittadini europei".
Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio 2018
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