Roma, 23 giu. (AdnKronos Salute) - Una emorragia improvvisa o un arto gonfio sono i segnali d'allarme da non trascurare e che potrebbero nascondere la presenza di una malattia rara, poco conosciuta e in aumento: l'emofilia A acquisita. Una Patologia che colpisce in Italia un soggetto ogni 1-1,5 mln di persone, circa 90 casi l'anno. Una malattia "più unica che rara", come è stato sottolineato dagli esperti al convegno sulla patologia, promosso a Roma dall'Associazione culturale Giuseppe Dossetti Onlus.
L'emofilia A acquisita non sempre viene riconosciuta né trattata tempestivamente e queste difficoltà portano a un tasso di mortalità che va dal 3% al 22%. Esiste dunque - secondo gli esperti - la necessità urgente di accendere le luci su una malattia poco nota, soggetta a difficoltà e ritardi diagnostici e terapeutici che fanno aumentare la mortalità dei pazienti.
"È importante in questa situazione fare molta informazione - afferma Giovanni Di Minno, presidente Associazione italiana centri Emofilia (Aice) - ai medici internisti, ai non addetti ai lavori, a chi non si occupa di emostasi, affinché guardi con molta attenzione alla comparsa di una emorragia o di un arto gonfio. Bisogna rivolgersi ad uno specialista in modo da abbreviare i tempi di diagnosi che oggi sono troppo tardivi e spesso non si fa in tempo a dare una risposta prima che arrivi il decesso del paziente".
"L'emofilia A acquisita (Aha) compare in soggetti anziani o nelle donne dopo il parto, sono persone che non hanno mai avuto episodi emorragici - osserva Di Minno - È dovuta alla produzione di autoanticorpi inibitori del fattore VIII endogeno. Per scovarla occorre guardare bene alcune indagini di laboratorio e leggere le variazioni del fattore VIII.
In ambienti che non si occupano di Emostasi è difficile arrivare in tempi brevi e certi ad una diagnosi". Soltanto in una minoranza dei pazienti è possibile identificare un fattore causale, mentre fino al 70% dei casi l'Aha è idiopatica.
“Sono in aumento le forme idiopatiche di Emofilia A acquisita legate all'età avanzata - ricorda Pier Mannuccio Mannucci, ematologo della Fondazione Irccs Ca' Grande ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Ma ho visto casi in donne che avevano appena partorito con emorragie a cui il ginecologo ha risposto in maniera sbagliata.
Oggi le attuali terapie contro l'Aha costano molto e hanno scarso successo. Sono arrivate però nuove armi come il concentrato di FVIII di origine porcina che rappresenta un passo in avanti".
“Un'arma nuova che costerà forse anche di più - conclude l'ematologo - ma è più sicura e i risultati del trattamento saranno maggiori rispetto a quelli attuali".
L'emofilia A acquisita non sempre viene riconosciuta né trattata tempestivamente e queste difficoltà portano a un tasso di mortalità che va dal 3% al 22%. Esiste dunque - secondo gli esperti - la necessità urgente di accendere le luci su una malattia poco nota, soggetta a difficoltà e ritardi diagnostici e terapeutici che fanno aumentare la mortalità dei pazienti.
"È importante in questa situazione fare molta informazione - afferma Giovanni Di Minno, presidente Associazione italiana centri Emofilia (Aice) - ai medici internisti, ai non addetti ai lavori, a chi non si occupa di emostasi, affinché guardi con molta attenzione alla comparsa di una emorragia o di un arto gonfio. Bisogna rivolgersi ad uno specialista in modo da abbreviare i tempi di diagnosi che oggi sono troppo tardivi e spesso non si fa in tempo a dare una risposta prima che arrivi il decesso del paziente".
"L'emofilia A acquisita (Aha) compare in soggetti anziani o nelle donne dopo il parto, sono persone che non hanno mai avuto episodi emorragici - osserva Di Minno - È dovuta alla produzione di autoanticorpi inibitori del fattore VIII endogeno. Per scovarla occorre guardare bene alcune indagini di laboratorio e leggere le variazioni del fattore VIII.
In ambienti che non si occupano di Emostasi è difficile arrivare in tempi brevi e certi ad una diagnosi". Soltanto in una minoranza dei pazienti è possibile identificare un fattore causale, mentre fino al 70% dei casi l'Aha è idiopatica.
“Sono in aumento le forme idiopatiche di Emofilia A acquisita legate all'età avanzata - ricorda Pier Mannuccio Mannucci, ematologo della Fondazione Irccs Ca' Grande ospedale Maggiore Policlinico di Milano - Ma ho visto casi in donne che avevano appena partorito con emorragie a cui il ginecologo ha risposto in maniera sbagliata.
Oggi le attuali terapie contro l'Aha costano molto e hanno scarso successo. Sono arrivate però nuove armi come il concentrato di FVIII di origine porcina che rappresenta un passo in avanti".
“Un'arma nuova che costerà forse anche di più - conclude l'ematologo - ma è più sicura e i risultati del trattamento saranno maggiori rispetto a quelli attuali".
Ultimo aggiornamento: 23 Giugno 2016
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