Roma, 21 apr. (AdnKronos Salute) - La fecondazione eterologa non decolla in Italia e le coppie sterili iniziano a muoversi contro un "Paese in cui ancora oggi viene negato un diritto fondamentale, quello di formare una famiglia". A denunciarlo Filomena Gallo, segretario dell'associazione Coscioni, in una conferenza stampa oggi alla Camera. "Stiamo procedendo in queste ore - annuncia - con ricorsi a vari tribunali italiani contro gli ostacoli che impediscono a queste coppie di avere accesso alla donazione di gameti: dai vincoli per il rimborso delle prestazioni effettuate all'estero, dato che in Italia solo 3 Regioni le offrono, al limite di 43 anni d'età per la donna, fissato dalle norme regionali".
Sono trascorsi già due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40/2004, eppure l'applicazione di queste tecniche nel settore pubblico è pressoché nulla. Tra ostacoli burocratici, mancanza di donatori e resistenze politiche, l'accesso all'eterologa nel nostro Paese resta ancora un diritto per pochi, mentre sono sempre di più coloro che ricorrono a metodi 'fai-da-te'. Un quadro confermato anche dall'inchiesta dell'associazione Coscioni 'Il seme della discordia'.
"La situazione in Italia - dice Gallo, avvocato che assiste le coppie che si rivolgono ai tribunali - è di una gravità assoluta. Nonostante tutte le strutture autorizzate ad applicare la fecondazione assistita, sia pubbliche che private, possano procedere già dal maggio 2014, di fatto l'eterologa in Italia è applicata solo in pochi centri pubblici e con lunghissime liste di attesa".
"Il principio di garanzia di accesso alle cure - sottolinea - non è rispettato e ciò a causa della mancanza di volontà politica. E' bene ricordare infatti che, sebbene a dicembre del 2014 il ministro della Salute abbia annunciato l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), fermi al 2001, a oggi non c’è stato alcun aggiornamento e non ci sono fondi per eseguire le tecniche di Pma a carico del Ssn nelle strutture pubbliche".
"Da maggio del 2014 - insiste l'avvocato - nessuna campagna informativa è stata predisposta dal ministero sulla donazione di gameti. Sempre il ministro della Salute ha poi consentito che il Centro nazionale trapianti violasse per tre mesi l'anonimato dei pochi donatori e delle famiglie che hanno avuto accesso a queste tecniche, senza prendere alcun provvedimento. Come associazione Luca Coscioni stiamo procedendo sia con diffide per interruzione di servizio nei confronti delle aziende ospedaliere che non garantiscono l'applicazione dell'eterologa, anche attivando convenzioni con l'estero per il reperimento di gameti, sia con azioni nei confronti delle istituzioni responsabili per il rimborso delle cure, che in assenza di servizio pubblico vederanno l'accesso nelle strutture private".
Sono trascorsi già due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40/2004, eppure l'applicazione di queste tecniche nel settore pubblico è pressoché nulla. Tra ostacoli burocratici, mancanza di donatori e resistenze politiche, l'accesso all'eterologa nel nostro Paese resta ancora un diritto per pochi, mentre sono sempre di più coloro che ricorrono a metodi 'fai-da-te'. Un quadro confermato anche dall'inchiesta dell'associazione Coscioni 'Il seme della discordia'.
"La situazione in Italia - dice Gallo, avvocato che assiste le coppie che si rivolgono ai tribunali - è di una gravità assoluta. Nonostante tutte le strutture autorizzate ad applicare la fecondazione assistita, sia pubbliche che private, possano procedere già dal maggio 2014, di fatto l'eterologa in Italia è applicata solo in pochi centri pubblici e con lunghissime liste di attesa".
"Il principio di garanzia di accesso alle cure - sottolinea - non è rispettato e ciò a causa della mancanza di volontà politica. E' bene ricordare infatti che, sebbene a dicembre del 2014 il ministro della Salute abbia annunciato l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), fermi al 2001, a oggi non c’è stato alcun aggiornamento e non ci sono fondi per eseguire le tecniche di Pma a carico del Ssn nelle strutture pubbliche".
"Da maggio del 2014 - insiste l'avvocato - nessuna campagna informativa è stata predisposta dal ministero sulla donazione di gameti. Sempre il ministro della Salute ha poi consentito che il Centro nazionale trapianti violasse per tre mesi l'anonimato dei pochi donatori e delle famiglie che hanno avuto accesso a queste tecniche, senza prendere alcun provvedimento. Come associazione Luca Coscioni stiamo procedendo sia con diffide per interruzione di servizio nei confronti delle aziende ospedaliere che non garantiscono l'applicazione dell'eterologa, anche attivando convenzioni con l'estero per il reperimento di gameti, sia con azioni nei confronti delle istituzioni responsabili per il rimborso delle cure, che in assenza di servizio pubblico vederanno l'accesso nelle strutture private".
Ultimo aggiornamento: 22 Aprile 2016
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