Un ampio studio al quale ha preso parte anche Antonio Craxi dell’Università di Palermo, pubblicato su Gastroenterology, evidenzia che l’epatite C non provoca solo danni al fegato ma può portare anche a disturbi a carico di altri organi e ridurre l’aspettativa di vita.
Lo studio dimostra, dunque, che le terapie con i nuovi farmaci contro l’HCV non offrono benefici solo in termini di guarigione dalla malattia epatica ma anche per la salute complessiva.
I ricercatori spiegano che l’HCV è un Virus ubiquitario che può interessare anche il sistema immunitario, il sistema nervoso centrale e anche l’endotelio vascolare. La ricerca ha evidenziato che con livelli alti di RNA per l’HCV nel siero significa andare incontro a un maggiore rischio di mortalità per ogni causa e quindi curarlo significa intervenire su un’ampia varietà di disturbi come quelli renali o cardiovascolari.
L’ambiziosa revisione ha incluso anche alcuni studi epidemiologici che sono giunti alla conclusione che ridurre la carica virale significa abbattere non solo la mortalità epatica ma anche quella per tutte le cause.
L’infezione cronica da Epatite C è associata, dunque, a serie manifestazioni extraepatiche, come vasculitiviscerali, insulino resistenza, diabete, ateroscelrosi (che aumentano la morbidità cardiovascolare) manifestazioni neurologiche come disturbi cognitivi e stanchezza.
Il meccanismo che causa gli effetti extraepatici dell’infezione HCV è di natura multifattoriale e può includere effetti endocrini, replicazione del virus in cellule extraepatiche, reazioni immuni con effetti sistemici.
Da qui la conclusione dei ricercatori che eradicare il virus, soprattutto con farmaci interferon-free, migliora gli effetti extraepatici, con indubbi benefici per la salute metabolica, cardiovascolare, neurologica.
Per approfondire guarda il video "Si può guarire dall'epatite C?"
Lo studio dimostra, dunque, che le terapie con i nuovi farmaci contro l’HCV non offrono benefici solo in termini di guarigione dalla malattia epatica ma anche per la salute complessiva.
I ricercatori spiegano che l’HCV è un Virus ubiquitario che può interessare anche il sistema immunitario, il sistema nervoso centrale e anche l’endotelio vascolare. La ricerca ha evidenziato che con livelli alti di RNA per l’HCV nel siero significa andare incontro a un maggiore rischio di mortalità per ogni causa e quindi curarlo significa intervenire su un’ampia varietà di disturbi come quelli renali o cardiovascolari.
L’ambiziosa revisione ha incluso anche alcuni studi epidemiologici che sono giunti alla conclusione che ridurre la carica virale significa abbattere non solo la mortalità epatica ma anche quella per tutte le cause.
L’infezione cronica da Epatite C è associata, dunque, a serie manifestazioni extraepatiche, come vasculitiviscerali, insulino resistenza, diabete, ateroscelrosi (che aumentano la morbidità cardiovascolare) manifestazioni neurologiche come disturbi cognitivi e stanchezza.
Il meccanismo che causa gli effetti extraepatici dell’infezione HCV è di natura multifattoriale e può includere effetti endocrini, replicazione del virus in cellule extraepatiche, reazioni immuni con effetti sistemici.
Da qui la conclusione dei ricercatori che eradicare il virus, soprattutto con farmaci interferon-free, migliora gli effetti extraepatici, con indubbi benefici per la salute metabolica, cardiovascolare, neurologica.
Per approfondire guarda il video "Si può guarire dall'epatite C?"
Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre 2015
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