Uno studio condotto su più di seicento persone avrebbe contribuito a far luce sulla sindrome da stanchezza cronica (Me-Cfs). I ricercatori della Scuola di Medicina della Columbia University sono certi di aver individuato una vera e propria firma biologica per questa sindrome.
Lo studio, pubblicato su Science Advances, sarebbe il primo che offre una solida evidenza scientifica della natura biologica della malattia, fino ad oggi considerata un problema di origine psicologica.
Secondo quanto emerso da questa ricerca sono state evidenziate alterazioni del sistema immunitario molto specifiche causate, tra l’altro, anche da alcuni virus, come quello della mononucleosi.
Gli scienziati, coordinati da Mady Horning, hanno misurato i livelli di 51 marcatori immunitari nel sangue di 298 persone con la Sindrome da stanchezza cronica e 348 sane. Al termine dello screening, che ha preso in considerazione anche età, orario in cui veniva fatto il prelievo, sesso, etnia, stagione e livelli di stress, è emerso che nei pazienti che avevano ricevuto la Diagnosi di Me-Cfs da meno di tre anni erano evidenti alti livelli di citochine, molecole immunitarie, mentre in chi aveva avuto una diagnosi anni prima queste anomalie non c’erano.
Un dato che suggerisce che quando la malattia è agli esordi i livelli di Citochine schizzano per poi rientrare dopo qualche anno. Ciò indica che è possibile fare una diagnosi precoce e offrire ai pazienti trattamenti diversi a seconda della fase di sviluppo della malattia, spiega Horning.
Inoltre dallo studio è emerso un legame tra la citochina interferone gamma e la stanchezza che emerge dopo un infezione virale. In altre parole dopo una malattia virale le funzioni del sistema immunitario non riescono a rientrare nella norma.