Roma, 2 set. (AdnKronos Salute) - Continua a raccogliere condivisioni la lettera aperta scritta da un gruppo di oltre trenta psicologhe e psicologi che hanno contestato, giudicandoli 'pericolosi', la campagna del ministero della Salute sul Fertility Day e l'intero Piano nazionale della fertilità, con un'analisi dettagliata. La missiva, postata su Facebook il 31 agosto, aveva raccolto in poche ore mille firme da parte di altrettanti psicologi ed è arrivata a oltre 17 mila condivisioni sulla pagina dove è stata inizialmente pubblicata.
Nella lunga lettera gli psicologi, rivolgendosi alla ministra, sottolineano in particolare di aver letto con "stupore" l’iniziativa del Fertility Day, "stupore che si trasforma in sconcerto alla lettura del Piano Nazionale per la Fertilità". I professionisti spiegano che, per quanto ritengano "condivisibile la volontà istituzionale di avviare una campagna di SALUTE sul tema della fertilità, troviamo QUESTA iniziativa confusiva e dannosa; pericolosa e depersonalizzante è l’affermazione che si legge in una delle cartoline proposte dalla campagna 'la fertilità è un bene comune', perché NO, la fertilità non è una performance pubblica, è un fatto privato e soggettivo che pertiene una cosa intima, il corpo delle donne è delle donne e il modo in cui decidono di disporne appartiene a loro. Lo stesso discorso, ovviamente, riguarda anche gli uomini e il loro diritto di disporre del proprio corpo e di decidere della propria fertilità secondo sentimenti e scelte personali".
Questo tipo di comunicazione, sottolineano, "va ad aggravare, peraltro, una già osteggiata applicazione di una legge (Legge n.194/1978) che prevede libertà di scelta da parte della donna rispetto alla gravidanza e alla sua prosecuzione, nel rispetto dei limiti temporali e clinici previsti, poiché sottintende, a tratti in modo invasivo e giudicante, proprio questa eventuale scelta".
"Troviamo - dicono gli psicologi - questa campagna oltraggiosa come donne, come uomini, come persone, ma soprattutto, come professionisti della salute, la troviamo pericolosa per una popolazione femminile, già vessata da condizioni estremamente difficoltose per la scelta di procreare, perché le cartoline potrebbero indurre ad un significativo vissuto di colpa patogeno".
"Una campagna paradossalmente contraria, e non a favore, di donne che potrebbero sentirsi in colpa perché è come se disattendessero un’aspettativa naturale, quando forse quell’aspettativa è più culturale di quanto non si creda. Essere madre o padre rappresenta una scelta/un’opportunità, nella stessa misura in cui si è donna e non madre per scelta o per circostanza o uomo e non padre per gli stessi motivi".
Nella lunga lettera gli psicologi, rivolgendosi alla ministra, sottolineano in particolare di aver letto con "stupore" l’iniziativa del Fertility Day, "stupore che si trasforma in sconcerto alla lettura del Piano Nazionale per la Fertilità". I professionisti spiegano che, per quanto ritengano "condivisibile la volontà istituzionale di avviare una campagna di SALUTE sul tema della fertilità, troviamo QUESTA iniziativa confusiva e dannosa; pericolosa e depersonalizzante è l’affermazione che si legge in una delle cartoline proposte dalla campagna 'la fertilità è un bene comune', perché NO, la fertilità non è una performance pubblica, è un fatto privato e soggettivo che pertiene una cosa intima, il corpo delle donne è delle donne e il modo in cui decidono di disporne appartiene a loro. Lo stesso discorso, ovviamente, riguarda anche gli uomini e il loro diritto di disporre del proprio corpo e di decidere della propria fertilità secondo sentimenti e scelte personali".
Questo tipo di comunicazione, sottolineano, "va ad aggravare, peraltro, una già osteggiata applicazione di una legge (Legge n.194/1978) che prevede libertà di scelta da parte della donna rispetto alla gravidanza e alla sua prosecuzione, nel rispetto dei limiti temporali e clinici previsti, poiché sottintende, a tratti in modo invasivo e giudicante, proprio questa eventuale scelta".
"Troviamo - dicono gli psicologi - questa campagna oltraggiosa come donne, come uomini, come persone, ma soprattutto, come professionisti della salute, la troviamo pericolosa per una popolazione femminile, già vessata da condizioni estremamente difficoltose per la scelta di procreare, perché le cartoline potrebbero indurre ad un significativo vissuto di colpa patogeno".
"Una campagna paradossalmente contraria, e non a favore, di donne che potrebbero sentirsi in colpa perché è come se disattendessero un’aspettativa naturale, quando forse quell’aspettativa è più culturale di quanto non si creda. Essere madre o padre rappresenta una scelta/un’opportunità, nella stessa misura in cui si è donna e non madre per scelta o per circostanza o uomo e non padre per gli stessi motivi".
Ultimo aggiornamento: 05 Settembre 2016
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