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Salute: in Italia 7 bimbi su 100 con disturbi del linguaggio

Roma, 14 ott. (Adnkronos Salute) - È la più diffusa fra le problematiche dell’età evolutiva e si riferisce all’incapacità del bambino di articolare
Roma, 14 ott. (Adnkronos Salute) - È la più diffusa fra le problematiche dell’età evolutiva e si riferisce all’incapacità del bambino di articolare correttamente suoni e parole nelle forme lievi, fino alla difficoltà di comprensione e di manifestazione verbale di idee e sentimenti nei casi più severi. Il disturbo dello sviluppo del linguaggio, meglio conosciuto in Italia come Dpl (disturbo primario del linguaggio) riguarda nel nostro Paese 7 bambini su 100 in età prescolare, posizionandosi al primo posto fra i disordini dello sviluppo in età pediatrica, con una severità tale da compromettere anche il successivo progresso scolastico, ma anche il prosieguo nella vita adulta e quindi sociale e lavorativo. A fare il punto, in occasione della Giornata per la consapevolezza sui disturbi di linguaggio, sono gli esperti della Federazione logopedisti italiani (Fli), in collaborazione con l’Associazione scientifica italiana logopedia (Asil), a Roma per un convegno che fa il punto sulla ricerca.
"Il disturbo dello sviluppo del linguaggio - spiega Tiziana Rossetto, presidente Fli - si riferisce a una varietà di condizioni, in alcuni casi limitate alla produzione linguistica fino alle situazioni più gravi in cui è coinvolta anche la capacità di comprensione. Il linguaggio subisce, comunque, in ogni contesto di malattia, le maggiori implicazioni maggiori: difficoltà di articolazione, elaborazione fonologica, capacità di apprendere singole parole (semantico-lessicale) e di costruire correttamente le frasi (morfosintattica) sono le abilità più compromesse. A queste si può aggiungere l’incapacità di fare corretto uso delle parole, sapendo cioè conversare ed utilizzare il linguaggio in relazione al contesto e all’interlocutore”.
"Queste difficoltà hanno, inoltre, ripercussioni sulla qualità della vita anche nel periodo dell’adolescenza e in età adulta - sottolinea Annagiulia De Cagno, vicepresidente della Fli -. Dunque non solamente a livello di percorso scolastico ma anche sociale, come evidenziano studi recentissimi. Molto spesso, infatti, si sottovaluta l’impatto che il disturbo può avere successivamente sul benessere sociale ed emotivo dell’adolescente e sui problemi comportamentali che possono insorgere a scuola o nel contesto di vita quotidiana. Oltre alle ripercussioni in ambito scolastico, ben conosciute, i problemi di linguaggio possono comportare difficoltà nelle relazioni sociali, in termini di condotte devianti e nell’ambito lavorativo. E’ quindi importante favorire la consapevolezza che anche gli adolescenti o le persone in età adulta possono avere difficoltà di linguaggio e comunicazione”.
È rilevantissimo anche il ruolo rivestito dalla consapevolezza non solo delle istituzioni, dei clinici, ma anche dei caregivers. “Serve una presa in carico integrata, che coinvolga tutti gli attori del percorso educativo, abilitativo e riabilitativo – aggiunge Luigi Marotta, vicepresidente Asil -. Presa in carico precoce, ma che sia in grado di prolungarsi e trasformarsi adattandosi alle varie fasi dell’arco di vita, alle diverse esigenze individuali e ambientali, in un contesto di sostenibilità sociale, prima ancora che economica. Informazione, formazione, ricerca e condivisione ne costituiscono le basi fondamentali”.
"L’invito che rivolgiamo ai logopedisti e alla comunità scientifica - conclude Tiziana Rossetto - è cogliere l’opportunità di queste due giornate di formazione per acquisire nuove competenze su un tema che ancora presenta zone grigie fra gli addetti ai lavoro, approfittando dell’expertise di esperti internazionali che discuteranno di clinica, evidenze scientifiche e ripercussioni cliniche nella gestione dei bambini con Dld".
Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre 2022
4 minuti di lettura

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