Quando si aiutano gli altri una regione del cervello ‘si accende’. Lo ha scoperto una ricerca condotta dagli studiosi dell’Università di Oxford e dell’University College di Londra, pubblicata sulla rivista dell’Accademia Americana delle Scienze e basata sull’analisi del cervello di 31 persone, di età compresa tra i 19 e i 32 anni. In pratica, è stata individuata la zona del cervello che controlla la generosità.
Secondo la coordinatrice dello studio, la dott.ssa Patricia Lockwood, “i comportamenti pro-sociali, finalizzati ad aiutare il prossimo, sono fondamentali per le interazioni umane, per creare legami sociali e coesione. Finora, però, sapevamo poco su come e perché nascessero”.
Quindi, lo scopo dello ricerca è stato quello di comprendere il modo in cui “l’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri per capire il loro punto di vista” metta in moto i citati “comportamenti pro-sociali”.
La ricercatrice ha, pertanto, spiegato che “una specifica parte del cervello, chiamata corteccia cingolata subgenuale anteriore, è risultata essere l’unica regione attivata quando si aiutano gli altri”. Tuttavia, ha sottolineato la dott.ssa Lockwood, “questa regione cerebrale non è ugualmente attiva in tutte le persone. I soggetti che si definiscono più empatici sono quelli che apprendono più velocemente il modo per aiutare gli altri: inoltre, mostrano una più intensa attività dei neuroni della corteccia cingolata subgenuale anteriore mentre fanno del bene al prossimo”.
In sintesi, dunque, le persone con un più alto livello di empatia imparano ad aiutare gli altri in modo più rapido rispetto ai loro coetanei ‘più duri di cuore’.
Secondo la coordinatrice dello studio, la dott.ssa Patricia Lockwood, “i comportamenti pro-sociali, finalizzati ad aiutare il prossimo, sono fondamentali per le interazioni umane, per creare legami sociali e coesione. Finora, però, sapevamo poco su come e perché nascessero”.
Quindi, lo scopo dello ricerca è stato quello di comprendere il modo in cui “l’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri per capire il loro punto di vista” metta in moto i citati “comportamenti pro-sociali”.
La ricercatrice ha, pertanto, spiegato che “una specifica parte del cervello, chiamata corteccia cingolata subgenuale anteriore, è risultata essere l’unica regione attivata quando si aiutano gli altri”. Tuttavia, ha sottolineato la dott.ssa Lockwood, “questa regione cerebrale non è ugualmente attiva in tutte le persone. I soggetti che si definiscono più empatici sono quelli che apprendono più velocemente il modo per aiutare gli altri: inoltre, mostrano una più intensa attività dei neuroni della corteccia cingolata subgenuale anteriore mentre fanno del bene al prossimo”.
In sintesi, dunque, le persone con un più alto livello di empatia imparano ad aiutare gli altri in modo più rapido rispetto ai loro coetanei ‘più duri di cuore’.
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Ultimo aggiornamento: 23 Agosto 2016
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