Un batterio dell’intestino, l’Escherichia Coli, potrebbe favorire l’insorgenza di un infarto. La scoperta, frutto di una ricerca tutta italiana e pubblicata sull’European Heart Journal, è stata fatta da una equipe di circa 150 specialisti, guidati da Francesco Violi, Direttore della I Clinica Medica del Policlinico Universitario Umberto I di Roma.
Lo studio
Dalla ricerca è emerso che in tutti i pazienti colpiti da infarto, il batterio è presente nel sangue e nella zona dove si è verificata l’ostruzione dell’arteria. Con questa scoperta, si aprono altre prospettive nella lotta al killer “infarto” date dal fatto che, nei pazienti in cui viene riscontrato il batterio “cattivo” si può agire con una cura o un vaccino, debellandolo, ed abbassando di conseguenza i rischi di patologie al livello del cuore.
Le malattie cardiocircolatorie, infarto e ictus, sono le maggiori responsabili di morte in Italia, con circa 100.000 casi l’anno, il che comporta anche un enorme incremento di spese sanitarie che, con la prevenzione, potrebbero essere abbattute.
Ma è il batterio da solo ad essere potenziale responsabile degli infarti?
Si sa per certo che la maggior parte degli infarti viene causata da un trombo (coagulo di sangue) che va ad ostruire le arterie coronariche, la cui funzione è quella di portare sangue ossigenato e sostanze nutritive al cuore. In più del 30% dei pazienti infartuati – hanno chiarito i ricercatori guidati dal dott. Violi – il dna del batterio Escherichia Coli è stato ritrovato perché i pazienti stessi hanno maggiore permeabilità intestinale; nessun ritrovamento invece nelle persone sane.
Ora ci si focalizzerà sul secondo obiettivo, cercando di capire il perché della maggiore permeabilità intestinale nei cardiopatici. Infatti “Una cosa potrebbe essere un disturbo della permeabilità intestinale tout court, ma c’è da tenere presente che anche la dieta grassa predispone al passaggio dei batteri nel sangue” sostiene Violi. “Più il cibo è grasso più c’è possibilità che i batteri passino nel sangue ed Escherichia coli circola in quantità tali che può dare trombosi e lo abbiamo visto nel modello sperimentale”.
I ricercatori hanno, di conseguenza, analizzato la permeabilità intestinale, e hanno contemplato la possibilità che la stessa sia responsabile della traslocazione batterica nel sangue dei soggetti con l’infarto. Sperimentazioni sugli animali hanno confermato questa ipotesi. Infine l’equipe ha potuto identificare un recettore, il “Toll-like receptor 4” al quale il batterio si lega favorendo le possibili trombosi e hanno bloccato il processo trombotico usando uno specifico inibitore.
Future prospettive terapeutiche
Ovviamente - specifica Vuoli - è ancora presto per parlare di un vaccino per bloccare gli infarti, ma sicuramente si aprono, con questa scoperta, nuove prospettive terapeutiche al fine di usare la molecola nei casi acuti, per arrivare alla fine ad un vero e proprio vaccino che usato contro l’Escherichia Coli, potrà ridurre l’incidenza degli infarti.