Roma, 25 mag. (AdnKronos Salute) - Una spesa annua di 300 milioni di euro a carico del Sistema sanitario nazionale, destinato a raddoppiare con l'approvazione del nuovo Piano di prevenzione vaccinale. Ma in Italia alcune situazioni di monopolio od oligopolio fanno sì che i prezzi dei Vaccini aumentino negli anni, mentre nei casi in cui c'è concorrenza fra prodotti i prezzi calano efficacemente. Lo evidenzia l'indagine conoscitiva 'Vaccini per uso umano' dell'Antitrust, presentata oggi a Roma.
Più in dettaglio, l'indagine conoscitiva documenta gli effetti positivi della concorrenza sull'andamento dei prezzi nell'interesse dei consumatori: quando si verifica un confronto commerciale tra prodotti diversi, infatti, i prezzi tendono a scendere in misura sensibile, anche in assenza di versioni cosiddette generiche. Emblematici i casi dei vaccini anti-papillomavirus e di quelli esavalenti, rispettivamente la terza e seconda voce di spesa vaccinale a carico del Ssn (23 e 75 milioni di euro). Nel primo caso si è assistito a competizione diretta tra prodotti di GlaxoSmithKline e Sanofi-Merck: i prezzi sono diminuiti del 30% tra il 2010 e il 2015 fino agli attuali 37 euro per dose, fra i più bassi a livello internazionale. Per gli esavalenti, dopo un lungo monopolio, in pochi mesi a partire dal 2015 i prezzi sono calati di quasi mezzo euro a dose con l'ingresso sul mercato di un altro prodotto.
Nel caso dei vaccini anti-pneumococcici, prima voce di spesa vaccinale pubblica (84 mln) si è registrata invece una situazione di assoluta Prevalenza di un prodotto, Prevenar 13 di Pfizer, preferito dalle stazioni appaltanti in quanto offre una copertura vaccinale per più ceppi sierotipici rispetto al prodotto concorrente, il Synflorix di GlaxoSmithKline. Il prezzo del Prevenar è aumentato così del 6% tra il 2010 e il 2015 fino a 45 euro per dose. In assenza di decisioni ufficiali sull'eventuale equivalenza medica (da cui dipende la sostituibilità commerciale) di vaccini con coperture sierotipiche diverse, si è così assistito al perdurante monopolio di un prodotto che, pur a fronte di volumi di vendita crescenti e garantiti nei confronti del Ssn, ha aumentato negli anni i propri prezzi, sottolinea l'Autorita garante della concorrenza e del mercato.
L'Antitrust segnala pertanto la necessità che le autorità mediche competenti adottino posizioni chiare, trasparenti e indipendenti: sia in ordine all'inclusione di una determinata Vaccinazione nei piani nazionali di prevenzione, che comporta un notevole vantaggio competitivo corrispondente di fatto a una garanzia di acquisto per volumi facilmente predefinibili; sia in merito ai profili di equivalenza medica tra prodotti vaccinali.
Per consentire un riequilibrio dei rapporti commerciali tra offerta e domanda, l'Autorita propone inoltre di includere i vaccini in classi di rimborso che assoggettino i prezzi a una contrattazione preventiva con Aifa per quei prodotti che, dopo essere stati registrati in classe C a prezzo libero, vengano compresi nei piano nazionali di vaccinazione, tenuto conto che ciò garantisce acquisti continuati di grandi volumi.
Più in dettaglio, l'indagine conoscitiva documenta gli effetti positivi della concorrenza sull'andamento dei prezzi nell'interesse dei consumatori: quando si verifica un confronto commerciale tra prodotti diversi, infatti, i prezzi tendono a scendere in misura sensibile, anche in assenza di versioni cosiddette generiche. Emblematici i casi dei vaccini anti-papillomavirus e di quelli esavalenti, rispettivamente la terza e seconda voce di spesa vaccinale a carico del Ssn (23 e 75 milioni di euro). Nel primo caso si è assistito a competizione diretta tra prodotti di GlaxoSmithKline e Sanofi-Merck: i prezzi sono diminuiti del 30% tra il 2010 e il 2015 fino agli attuali 37 euro per dose, fra i più bassi a livello internazionale. Per gli esavalenti, dopo un lungo monopolio, in pochi mesi a partire dal 2015 i prezzi sono calati di quasi mezzo euro a dose con l'ingresso sul mercato di un altro prodotto.
Nel caso dei vaccini anti-pneumococcici, prima voce di spesa vaccinale pubblica (84 mln) si è registrata invece una situazione di assoluta Prevalenza di un prodotto, Prevenar 13 di Pfizer, preferito dalle stazioni appaltanti in quanto offre una copertura vaccinale per più ceppi sierotipici rispetto al prodotto concorrente, il Synflorix di GlaxoSmithKline. Il prezzo del Prevenar è aumentato così del 6% tra il 2010 e il 2015 fino a 45 euro per dose. In assenza di decisioni ufficiali sull'eventuale equivalenza medica (da cui dipende la sostituibilità commerciale) di vaccini con coperture sierotipiche diverse, si è così assistito al perdurante monopolio di un prodotto che, pur a fronte di volumi di vendita crescenti e garantiti nei confronti del Ssn, ha aumentato negli anni i propri prezzi, sottolinea l'Autorita garante della concorrenza e del mercato.
L'Antitrust segnala pertanto la necessità che le autorità mediche competenti adottino posizioni chiare, trasparenti e indipendenti: sia in ordine all'inclusione di una determinata Vaccinazione nei piani nazionali di prevenzione, che comporta un notevole vantaggio competitivo corrispondente di fatto a una garanzia di acquisto per volumi facilmente predefinibili; sia in merito ai profili di equivalenza medica tra prodotti vaccinali.
Per consentire un riequilibrio dei rapporti commerciali tra offerta e domanda, l'Autorita propone inoltre di includere i vaccini in classi di rimborso che assoggettino i prezzi a una contrattazione preventiva con Aifa per quei prodotti che, dopo essere stati registrati in classe C a prezzo libero, vengano compresi nei piano nazionali di vaccinazione, tenuto conto che ciò garantisce acquisti continuati di grandi volumi.
Ultimo aggiornamento: 26 Maggio 2016
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