Le innovazioni in ambito di digitalizzazione sanitaria adottate dalla ULSS 3 di Venezia stanno notevolmente migliorando il rapporto tra medico e paziente, consentendo a quest’ultimo di ricevere risposte e protocolli terapeutici personalizzati molto più rapidamente che rispetto a quando si utilizzavano i metodi tradizionali.
Quale futuro per la telemedicina? Il caso di Venezia
Impossibile non vederlo: siamo di fronte un cambiamento epocale. La medicina a distanza ha creato un ambiente di maggior vicinanza e sicurezza tanto da generare un percepito simile all’adagio: “non è più il paziente a recarsi dal medico, ma è il medico ad andare dal paziente”. È quanto è emerso al webinar “Quale futuro per la telemedicina” organizzato in collaborazione con ForumPA a cui hanno partecipato il Dr. Giuseppe Grassi, Direttore dell'U.O. di Cardiologia Dipartimento Medicina "Ospedale SS Giovanni e Paolo"; il Prof. Gino Gerosa, Professore Ordinario e Direttore di Cardiochirurgia all’Università di Padova e il Dr. Gianluca Cerri, Direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Civile di Venezia, insieme al direttore scientifico di Paginemediche Dr. Emanuele Urbani. A chiudere l’evento, infine, le analisi del dottor Mario Po’, esperto indipendente di digital health e telemedicina.
L’analisi è partita dalla realtà: durante la prima ondata della pandemia di Covid-19 il blocco delle visite non urgenti in ospedale hanno messo a dura prova la continuità assistenziale per i pazienti, già non semplice a causa della particolare conformazione geografica di Venezia. Grazie alla telemedicina, invece, da agosto 2020 a oggi, a Venezia il problema è stato superato. A spiegarlo è stato il Dr. Giuseppe Grassi che ha mostrato, numeri alla mano, i progressi e i benefici della telemedicina. Grazie a un progetto realizzato con Paginemediche, infatti, i pazienti di Venezia possono non solo ricevere assistenza e vedere soddisfatti i propri bisogni sanitari, ma anche aggiornare quotidianamente, per esempio, i parametri utili nella piattaforma, cosicché i medici valutino subito le urgenze, eliminando i lunghi periodi di attesa di prenotazione delle visite.
Inoltre, l’utilizzo di dati clinici costanti e aggiornati potenzia il fattore multidisciplinare, proprio perché i medici possono chiedere dei consulti in tempo reale a colleghi di altre specializzazioni o ai medici di base.
Il paziente al centro del sistema sanitario
“Non si vuole deospedalizzare il paziente, ma rendere più efficace la sua presa in carico in entrata e soprattutto in uscita dall’ospedale. Il paziente è così davvero al centro del sistema sanitario”, ha spiegato a propria volta Gino Gerosa, che ha posto l’accento su quanto la situazione pandemica abbia spinto verso un’innovazione sanitaria che era da tempo necessaria. “L’aumento della longevità e dell’anzianità aveva già fatto emergere una sempre maggiore difficoltà di spostamento dei pazienti verso le strutture ospedaliere. Ora abbiamo una via da perseguire in grado di sopperire a queste difficoltà logistiche.”
Un esempio, fatto dal dottor Grassi: “Una volta, una paziente con scompenso cardiaco mi ha contattato per un gonfiore insolito alle gambe. È bastata inquadrarle con la telecamera per individuare il problema e contattare il dermatologo: non era una patologia cardiaca, ma una semplice infezione cutanea. La signora ha ricevuto, così, immediatamente le cure necessarie dallo specialista adatto, senza dover aspettare.” Un esempio concreto, questo, che ci mostra quanto la telemedicina migliori in tempi di rapidità i consulti multidisciplinari e come permetta ai pazienti di spostarsi solo per le urgenze.
Anche per il dr. Gianluca Cerri la telemedicina ha permesso un miglioramento per la qualità della vita delle sue pazienti: “Pensiamo a una paziente anziana che, ad esempio, abbia subito un’operazione oncologico-ginecologica e che quindi abbia una mobilità molto ridotta: con la telemedicina abbiamo invece potuto risolverle numerosi problemi consentendole di avere tutto in casa propria, dalla visita al consulto, fino alla ricetta. Se ci rivolgiamo, invece, alla donna in gravidanza, l’impossibilità di effettuare visite cicliche in ospedale è problematico per la compilazione della cartella clinica, proprio quella che il medico dovrà consultare al momento del parto. Le visite a distanza, invece, le permettono di poter tracciare lo storico di tutto l’iter diagnostico in maniera completa, senza che questo incida eccessivamente sulla sua vita quotidiana, lavorativa o privata che sia”.
Cerri aggiunge ancora: “Inizialmente pensavo che sarebbe stato difficile abituarsi ad una modalità diversa di lavoro e invece è stato semplicissimo: sono bastate le prime due o tre esperienze. È un sistema davvero efficace e le stesse pazienti l’hanno addirittura capito prima di noi”.
La telemedicina per migliorare la vita delle persone
Stiamo finalmente vivendo una vera rivoluzione che mira ad innovare il sistema Sanità che, come precisa l’esperto indipendente del settore Mario Po’, viene favorita da una formazione precisa e completa per i medici. “Rilasciare i soli strumenti senza chiare indicazioni su come utilizzarle – ha detto Po’ – avrebbe compromesso l’intera operazione di ammodernamento”.
Infine, secondo l’esperto, “la telemedicina sta radicalmente cambiando i rapporti tra medici, pazienti e struttura sanitaria, mettendo per la prima volta al centro la forza dell’utente finale, cioè il paziente”. Chiaro il monito di Po’ alle Istituzioni: “dobbiamo smettere di sperimentare e iniziare a usare. In sanità, l’ottimo è meno valido del bene: se inseguiremo costantemente l’ottimo, non faremo quasi mai nulla se non dei progetti sperimentali. Se invece useremo quello che va bene, allora sì che miglioreremo davvero la vita dei cittadini”.