Roma, 4 mag. (AdnKronos Salute) - Lunghe attese al telefono, addio. Italiani e medici di base ormai comunicano sempre più attraverso canali digitali. E a conquistare i 'dottori di famiglia' nell'ultimo anno è stato soprattutto WhatsApp, utilizzato da un medico di medicina generale su due. Lo evidenzia la ricerca svolta dall'Osservatorio innovazione digitale in sanità della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Fimmg e Doxapharma, presentata oggi a Milano e condotta su un campione di 656 dottori di famiglia: oltre a email (utilizzata 83% dei medici) e sms (70%), il 53% dei medici di base utilizza WhatsApp (+33% rispetto al 2015).
Questo soprattutto perché la chat "consente uno scambio efficace di dati, immagini e informazioni, permettendo di evitare una visita". Tra i motivi addotti dai medici che non ne fanno uso, invece, la paura che strumenti come WhatsApp finiscano con l’aumentare il carico di lavoro (49%) e creino possibili incomprensioni con il paziente (39%).
"Emerge un sempre maggiore avvicinamento dei cittadini ai servizi digitali per interagire con le strutture sanitarie e con i medici, con benefici rilevanti in termini di costi e qualità del servizio - afferma Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità - La sfida ora è̀ di facilitare l’accesso a tutti i cittadini, in particolare quelli più fragili e anziani, meno abituati all'utilizzo dei canali digitali, ma al tempo stesso più bisognosi di servizi".
"Serve una sanità multi-canale - sottolinea Locatelli - che permetta di rendere più efficiente il sistema consentendo ai cittadini di accedere a informazioni e servizi sia attraverso siti web e App, sia attraverso sportelli self-service nelle strutture sanitarie, nelle farmacie e nei supermercati". E la telemedicina? Secondo l'Osservatorio, le soluzioni più diffuse nelle strutture sanitarie sono il Tele-consulto, presente nel 34% delle aziende, e le soluzioni di Tele-salute (14%). Ma i medici di medicina generale che utilizzano queste soluzioni sono solo il 4%, nonostante ci sia un forte interesse (68%).
Questo soprattutto perché la chat "consente uno scambio efficace di dati, immagini e informazioni, permettendo di evitare una visita". Tra i motivi addotti dai medici che non ne fanno uso, invece, la paura che strumenti come WhatsApp finiscano con l’aumentare il carico di lavoro (49%) e creino possibili incomprensioni con il paziente (39%).
"Emerge un sempre maggiore avvicinamento dei cittadini ai servizi digitali per interagire con le strutture sanitarie e con i medici, con benefici rilevanti in termini di costi e qualità del servizio - afferma Paolo Locatelli, responsabile scientifico dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità - La sfida ora è̀ di facilitare l’accesso a tutti i cittadini, in particolare quelli più fragili e anziani, meno abituati all'utilizzo dei canali digitali, ma al tempo stesso più bisognosi di servizi".
"Serve una sanità multi-canale - sottolinea Locatelli - che permetta di rendere più efficiente il sistema consentendo ai cittadini di accedere a informazioni e servizi sia attraverso siti web e App, sia attraverso sportelli self-service nelle strutture sanitarie, nelle farmacie e nei supermercati". E la telemedicina? Secondo l'Osservatorio, le soluzioni più diffuse nelle strutture sanitarie sono il Tele-consulto, presente nel 34% delle aziende, e le soluzioni di Tele-salute (14%). Ma i medici di medicina generale che utilizzano queste soluzioni sono solo il 4%, nonostante ci sia un forte interesse (68%).
Ultimo aggiornamento: 04 Maggio 2016
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