Il wasabi è la spezia orientale più conosciuta nel mondo occidentale, soprattutto quando associata ai ristornati di sushi.
Nome scientifico “Eutrema japonicum”, appartenente alla famiglia delle brassicaceae, il wasabi è una piantina “totalmente” giapponese, anche se spesso – e in malo modo – viene imitato fuori dai confini di questo Paese se non addirittura contraffatto, considerato il suo costo elevato. In questo caso il prodotto viene abilmente “tagliato” con spezie e rafano, in modo tale da renderne il sapore invitante anche a lunga conservazione. Un vero e proprio affronto.
Com’è fatto il wasabi
Come può declinarsi questa “spezia del Giappone” (che non ama il sole bensì l’acqua ed è “attratta” dalla terra vulcanica)?
Prima di tutto occorre sottolineare che, grattugiando il suo rizoma (fusto) si ottiene un prodotto pastoso dal colore verde, ma anche gambo, foglie e fiorellini possono essere usati nelle ricette di cucina, tanto nella madrepatria quanto all’estero.
Il wasabi – la cui radice viene utilizzata per la preparazione della nota salsa, usata come condimento per accompagnare il pesce crudo ma anche la carne – andrebbe servito fresco e grattugiato sulla pietanza non oltre quindici minuti prima di mangiarla. È questo, infatti, il modo per preservare le proprietà organolettiche del wasabi.
Dato curioso (e per certi versi sorprendente): non esiste una stagione vera e propria per la raccolta di questa pianta; il wasabi può essere coltivato, infatti, nel corso dell’intero anno, monitorando lo stato di crescita delle piantine nelle coltivazioni cosiddette “a tatami” (ovvero a terrazze). È una spezia molto difficile da coltivare, difatti occorrono anche cinque o sei anni per ottenerne i semi.
Il gusto del wasabi
Quando si descrive il wasabi non si può trascurare l’aura in qualche modo “evocativa” che lo circonda. Ma per chi non ha mai avuto modo di assaggiarlo – per mancanza di opportunità più che di voglia vera e propria – l’interrogativo sorge spontaneo: che sapore ha il wasabi? In realtà il gusto particolare che lo caratterizza rende ardua qualsivoglia similitudine: ad alcuni il sapore ricorda molto quello del rafano e della senape (effettivamente, il wasabi fa parte della medesima famiglia del ravanello comune e a quella del rafano e della senape), ad altri rievoca il gusto del daikon, un ortaggio di origini asiatiche ritenuto un brucia-grassi naturale. A ciascuno il suo, insomma.
Quali sono le proprietà del wasabi
Antibatterico e antisettico, anticancro, balsamico ma anche afrodiasiaco. Oltre al suo gusto particolare, la salsa wasabi – dalla consistenza pastosa, viene commercializzata in tubetti simili a quello del dentifricio – “custodisce” vitamina A e vitamine del gruppo B (B1, B5, B9). Senza dimenticare il suo apporto di ferro, magnesio, sodio, potassio e zinco.
Piaccia o meno (a livello di sapore), il wasabi è “portatore sano” di proprietà benefiche che, nell’incipit, sono state presentate:
- Antibatterico, aiuta,ad esempio, la salute dentale ostacolando il proliferare di batteri che si formano all’interno del cavo orale;
- Antisettico, è ricco di vitamina C e rallenta lo sviluppo dei microbi, all'esterno, sulla superficie o all'interno di un organismo; per questo è ideale per accompagnare pesce crudo;
- Anticancro, il wasabi è ricco di precursori di sostanze fitochimiche in grado di attivare, nel fegato, enzimi che disintossicano agenti cancerogeni ancor prima che possano nuocere all’organismo, innescando il tumore;
- Balsamico, è un vero e propria toccasana per le vie respiratorie, soprattutto in caso di raffreddore;
- Afrodisiaco, secondo i giapponesi la salsina del wasabi riuscirebbe a pungolare il desiderio sessuale, favorendo l'erezione e non solo.
Insomma una spezia dalle innumerevoli sfaccettature, sicuramente da non trascurare (né in cucina, né per la salute).