Per la maggior parte delle donne che l’hanno provata e poi scelta è stata una piccola grande rivoluzione: la coppetta mestruale è igienica, ecologica, riutilizzabile, comoda, atossica e - va detto - fa risparmiare un sacco di soldi. Si stima che nell’arco della propria vita una donna consumi almeno 12mila assorbenti andando ad alimentare la mole di rifiuti indifferenziati del Pianeta. Ma la coppetta mestruale non si sceglie soltanto per il rispetto dell’ambiente. Con questa soluzione in silicone anallergico, infatti, il flusso mestruale non rimane a contatto con le pareti vaginali (come succede con i tamponi) evitando la proliferazione dei batteri e prevenendo il rischio di infezioni (come la candida).
In più la coppetta consente la libertà dei movimenti, non altera l’equilibrio della mucosa vaginale, non lascia residui di fibre sintetiche in vagina come i tamponi, non fa sudare e non produce le fastidiose irritazioni spesso legate, soprattutto d’estate, all’utilizzo degli assorbenti esterni.
Coppetta mestruale: una storia (in ombra) lunga ottant’anni
La prima coppetta mestruale è stata inventata da una donna statunitense, Leona Chalmers, nel 1937. Perché questo dispositivo non si è mai affermato solidamente sul mercato e ancora oggi fatica a imporsi nei canali di vendita al dettaglio tradizionali?
Le ragioni sono di carattere principalmente economico: le coppette mestruali sono riutilizzabili (i principali modelli durano dai 5 ai 10 anni) perciò si necessita di una sola coppetta alla volta. Non c'è pertanto un forte interesse nel commercializzarla a fronte di un mercato degli assorbenti che si muove interamente sulla base del principio dell’usa e getta. C’è da aggiungere che l’utilizzo della coppetta richiede una certa dose di confidenza con il proprio corpo e, soprattutto, la possibilità di vivere in una cultura e in un contesto sociale che non considerano le mestruazioni come un tabù.
Coppetta mestruale, come si usa
La coppetta mestruale, generalmente prodotta in silicone medicale e a forma di campana, raccoglie il flusso anziché assorbirlo. Si posiziona in vagina e può essere utilizzata in qualsiasi momento del ciclo mestruale: dalle prime perdite a quelle degli ultimi giorni. Va vuotata dalle due alle quattro volte al dì, a seconda del flusso, e reinserita.
L’inserimento va effettuato piegando la coppetta. Esistono vari modi per farlo: si può ricorrere a una forma a C, oppure a S, se non “a tulipano”. Ogni donna troverà il proprio modo così come la posizione: il consiglio è di inserire la coppetta da accovacciate o da sedute, ma c’è chi si trova meglio restando in piedi. L’importante è che una volta inserita in vagina, la coppetta prima piegata si apra completamente.
Per testarne l’apertura basta farla ruotare su se stessa. Al primo inserimento, ogni mese, questo dispositivo va sterilizzato facendolo bollire in acqua per 5 minuti. L’operazione va ripetuta alla fine delle mestruazioni, prima di riporre la coppetta in attesa delle mestruazioni successive. Al momento di vuotarla e reinserirla basta rispettare una semplice regola di igiene: lavare le mani con sapone e acqua tiepida. E se si è fuori casa è bene portare con sé delle salviette delicate e antibatteriche. La coppetta si estrae spingendo verso il basso con la muscolatura pelvica e afferrando il gambo in silicone alla base: un’operazione semplice ma che richiede un po’ di pratica.
Coppetta mestruale, quale scegliere
La scelta della coppetta mestruale è affidata alle caratteristiche corporee di ogni donna. La difficoltà a reperire e confrontare dal vivo più modelli (anche al tatto) non facilita l’acquisto. Purtroppo in alcuni casi si riesce a trovare la coppetta migliore per se stesse soltanto dopo uno o due tentativi falliti. Online, però, la scelta è vastissima e il prezzo (dai 15 euro fino ai 30) a portata di tutte le tasche. Se non si ha la fortuna di trovare una farmacia o una erboristeria ben fornite, i siti specializzati propongono anche delle tabelle di comparazione tra marche, modelli e caratteristiche.
Le coppette si distinguono per dimensione e livello di morbidezza. Esistono principalmente due taglie: la più piccola, adatta alle donne sotto i trent’anni che non hanno ancora partorito e che hanno un flusso “normale”; e una misura più grande pensata per le donne con un flusso abbondante, sopra i trent’anni e con un parto alle spalle oppure con una muscolatura pelvica meno tonica. Ognuna inoltre sceglierà la morbidezza più adatta al proprio corpo: le coppette più rigide sono facili da inserire ma ad alcune persone risultano scomode. Sono però adatte a chi fa sport. Le coppette molto morbide richiedono pratica e allenamento per essere posizionate in maniera corretta: il rischio infatti è che una volta inserite non si aprano del tutto facendo fuoriuscire delle perdite. Un po’ di pratica risolve il problema in tempi brevi.
Per approfondire guarda anche: “Ciclo mestruale doloroso”