Aggressioni immotivate, calci, pugni, minacce nei confronti dei propri coetanei: questo è il fenomeno delle baby gang, gruppi criminali sempre più numerosi formati da minori.
L’Osservatorio Nazionale sull’adolescenza, istituito presso il Ministero della famiglia, dichiara che il 6,5% dei minori fa parte di una banda, il 16% ha commesso atti vandalici, 3 ragazzi su 10 hanno partecipato ad una rissa.
Identikit dei componenti delle baby gang
Comportamenti prepotenti ed arroganti, interruzione del percorso di studio, il rifiuto delle regole, il disimpegno morale sono i tratti fondamentali di chi entra a far parte di una baby gang. Questi gruppi spesso si ispirano ai modelli delle bande sud americane, costituendosi con un leader carismatico e dei seguaci che sotto il suo comando colpiscono i coetanei che percepiscono vulnerabili.
Il gruppo attira coetanei e coetanee che vivono in forti situazioni di disagio psicologico, con sentimenti di rabbia che si sviluppano in contesti multiproblematici. Tuttavia, il ceto sociale non è discriminante in quanto si registrano gang i cui componenti appartengono a famiglie di rango sociale elevato.
Perché utilizzano i social per condividere imprese violente?
Spesso fanno uso di sostanze stupefacenti e hanno l’abitudine di diffondere e divulgare sui social le loro imprese violente. Le baby gang cercano intenzionalmente la popolarità e i social network sono un catalizzatore e amplificatore di atti violenti da filmare e pubblicare. Esistono gruppi appositi di condivisioni on line di condotte delinquenziali: un modo per sfidare le autorità, che sottolinea il meccanismo della deresponsabilizzazione amplificato dall’effetto branco.
Nel gruppo, infatti, le responsabilità si dividono fino ad annullarsi, sentendosi meno in colpa ma più soddisfatti. In questo modo si crea una specifica identità di gruppo.