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L'importanza delle relazioni: autonomia versus dipendenza

L'importanza delle relazioni: autonomia versus dipendenza

La capacità di costruire relazioni sane, evitando così rapporti simbiotici e dipendenti, è determinata dal nostro gradi di autonomia.

Tutto dipende dalla nostra capacità di essere autonomi o meno. Ed il grado di autonomia dipende dalle relazioni che abbiamo avuto con le nostre figure d’attaccamento. Se una persona costruisce dentro di sé, crescendo, degli Stati dell’Io sani, la possibilità di spostarsi dall’uno all’altra con duttilità e fluidità e la capacità di mantenere una consapevolezza (l’Adulto) sempre attiva, allora questa persona diviene da grande una persona autonoma.

La costruzione di questa autonomia passa per una sana dipendenza dalle nostre figure di riferimento da piccoli. E qui si inserisce un’altra realtà: una persona autonoma tenderà a ricercare persone a loro volta autonome ed a costruire relazioni basate sull’autonomia affettiva e sulla reciprocità. E tenderà ad insegnare ai propri figli l’autonomia attraverso la dipendenza sana.

Una persona che invece abbia incamerato le difficoltà genitoriali ad essere autonomi, e che tende a potenziare solo alcuni stati dell’Io, non sarà capace di essere autonoma e sentirà il bisogno di mettersi in rapporti simbiotici e dipendenti. La difficoltà di svincolo di cui molto sentiamo parlare in Terapia Sistemico familiare dipende proprio da questo.

Aggiungo che una persona tendenzialmente dipendente in genere riversa questa tendenza alla dipendenza oltre che nelle relazioni anche verso altri oggetti di dipendenza. Da ciò si deduce che le patologie si tramandano di generazione in generazione. I figli di alcolisti a volte sviluppano a loro volta una tendenza a dipendere, a volte dall’alcool o da un’altra persona o da altro. La dipendenza che si è respirata dentro casa la si incamera, diviene propria. Non si può imparare ad essere autonomi in una famiglia in cui non esiste autonomia. I compagni e le compagne degli alcolisti in genere vivono una dipendenza relazionale.

Le persone che scelgono di fare delle professioni d’aiuto spesso provengono da famiglie in cui i genitori stessi svolgevano le stesse professioni, oppure avevano essi stessi bisogno d’aiuto. In queste famiglie i ruoli si confondono, o come direbbe un terapista sistemico (i sottosistemi si invertono): i figli si mettono a fare i genitori dei propri genitori. I genitori spesso hanno comportamenti infantili. In questi esempi è evidente come siano indissolubilmente intrecciate le singole patologie e le relazioni invischiate, squilibrate e disfunzionali che si creano con gli altri.

Del resto è vero anche il procedimento opposto. Più persone escono dal gioco e divengono quindi autonome (facendo un lavoro su se stessi per esempio e 're imparando' ciò che non sono riusciti ad imparare da piccoli) più anche gli altri componenti delle relazioni sono stimolati a fare altrettanto (poi non è detto che lo facciano, ma sono sicuramente stimolati a farlo).

Ciò che intendo dire è che nessuno di noi può salvare nessun altro. La volontà individuale è il mezzo necessario per poter cambiare. Però se invece ci concentriamo a cambiare noi stessi per primi (cosa che è invece assolutamente in nostro potere fare) questo può essere di aiuto di conseguenza anche agli altri. Le disfunzioni si nutrono di comportamenti e relazioni disfunzionali e meno nutrimento trovano, meno conferme trovano e più fatica fanno a resistere.

Non dimentichiamoci che l’istinto di tutti noi è quello della sopravvivenza e quindi ci spinge naturalmente verso il benessere e non verso il Dolore. Per esempio se ci fossero meno persone ad adulare e riconfermare un narcisista egli avrebbe meno possibilità di nutrire il proprio ego e sarebbe più facile un suo crollo necessario, per il narcisista, ad una decisione di cura.

Vediamo quanto sia importante il nostro vivere sociale rispetto al nostro benessere o malessere individuale e viceversa. Quanto sia importante per esempio avere il tempo anzitutto di avere e curare le relazioni. Avere attenzione per gli altri. Osservarli, ascoltarli, essere a nostra volta osservati ed ascoltati. Quanto sia importante la relazione tra noi, ma anche con le istituzioni.

Ma in quanti casi di cronaca una delle domande che ci poniamo più spesso è proprio: ma come è possibile che, prima di arrivare a tanto, nessuno si sia accorto di niente? La risposta a questa domanda secondo me va data in due direzioni principali. Una è la scarsissima reale attenzione all’altro che nella vita quotidiana ci è rimasta. La seconda è da ricercare nelle relazioni patologiche che la persona aveva costruito anche con gli altri.

 

Tratto da: 'Psicoecologia' della Dott.ssa Silvia Garozzo - www.aldenia.it

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Ultimo aggiornamento: 10 Aprile 2015
5 minuti di lettura

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