Lo dice anche la scienza: lamentarsi di un problema o di una situazione non è una buona soluzione e fa male al benessere psicologico.
Lamentarsi, al contrario di quanto si pensi, richiede un dispendio di energie e di tempo enorme. Ma naturalmente chi si lamenta coinvolge anche l’altra parte, ovvero chi ascolta il lamentoso, il quale a sua volta può essere contagiato ed attuare comportamenti di distanziamento sociale e di evitamento per difendere la propria serenità.
La lamentela cronica: perché succede?
La lamentela cronica ha un effetto a breve termine di liberazione ma subito dopo la pesantezza mentale, la sofferenza, il dolore, il senso di ingiustizia e solitudine aumentano grandemente.
Una persona si può lamentare in maniera cronica, ovvero continuamente, per svariate ragioni. Spesso ha acquisito un modello di riferimento familiare dal quale non riesce a prendere le distanze psicologiche e lo ripete involontariamente. In altre situazioni, lo fa perché ha subito un torto e crede di avere un diritto di rivendicazione e la lamentela è uno strumento per aumentare il proprio potere.
Molto spesso il lamentoso accusa gli altri di poca sensibilità e di egoismo, sentendosi sempre incompreso e mai ascoltato abbastanza.
Qual è la soluzione?
È importante evitare di lamentarsi, ma imparare a sfogarsi in maniera matura utilizzando ad esempio le tecniche di scrittura psicologica oppure dedicando un momento della giornata a liberarsi senza coinvolgere altri. Fare questo aiuta a riacquistare lucidità mentale e senso di fiducia in se stessi, evitando di contribuire a fare aumentare il problema.