La frustrazione generata dal lavoro è una condizione mentale molto dolorosa. Ci possono essere diverse cause che possono portare a demotivarsi nello svolgere il proprio lavoro. Attualmente si parla molto di Dumping contrattuale, un fenomeno che sta coinvolgendo in Italia milioni di persone che lavorano in una condizione contrattuale insostenibile: contratti rappresentativi o, addirittura, “pirata”.
Una retribuzione non conforme al proprio lavoro, l’incertezza del futuro determinata da rapporti lavorativi instabili e non regolari possono portare livelli di sofferenza e disorientamento molto significativi nelle persone che si trovano a vivere queste ingiuste esperienze.
In psicologia, con il termine burnout viene indicata una sindrome che può affliggere i lavoratori che vivono una condizione di stress prolungato, alla quale non riescono più a reagire. Il termine è inglese e significa letteralmente “scoppiato”, “bruciato”. Una tra le molteplici cause attualmente riguarda il rapporto tra la messa in sicurezza nel lavoro, ma anche a livello contrattuale, e la salute fisica e mentale.
Come ogni altro fenomeno umano, il burnout può presentarsi e intervenire con modalità diverse sulle persone in relazione alla reazione soggettiva agli stimoli stressogeni. I fattori di rischio connesso a questa sindrome, che sono importanti da prevedere e controllare, riguardano ad esempio:
- il sovraccarico di lavoro
- una mancanza di controllo sul proprio lavoro
- l’assenza di gratificazioni
- la percezione di iniquità.
Come si manifesta
In generale sono questi tre aspetti che si possono manifestare:
- esaurimento emotivo: caratterizzato da irritabilità, aggressività, depressione, stanchezza, lamentela;
- depersonalizzazione: la persona assume un comportamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e degli altri, indifferenza;
- mancanza di autostima: la persona arriva a percepirsi come incapace e inadeguata al lavoro.
Cosa fare?
Per prima cosa bisogna cercare un supporto professionale. A volte il primo passo può essere rivolgersi al proprio medico per valutare un periodo di riposo. Il consiglio, poi, è di cercare un supporto psicologico che aiuti a prendere decisioni e scelte per affrontare un cambiamento, gestire il proprio disagio e individuare le cause dell’esaurimento sul piano psichico, affinché si possa essere più resilienti e pronti ad affrontare le situazioni complesse.