Nell’esercizio della mia professione di Ginecologa non pratico né utilizzo le cosiddette “terapie alternative” se non la fitoterapia solo come Terapia complementare e solo con prodotti che hanno studi scientifici e comunque “effetti terapeutici” comprovati come coadiuvanti delle terapie riconosciute dalla Comunità Scientifica. Pertanto, non avendo un’esperienza diretta, non posso esprimere un parere personale ed obiettivo sulla loro eventuale efficacia o meno.
Una cosa è certa, però. Omeopatia, fitoterapia e altre terapie naturali non curano le malattie, quelle serie come infezioni, tumori e malattie degenerative, e pertanto non le possono guarire. Possono lenire dei sintomi e aiutare a correggere dei disturbi svolgendo un ruolo complementare ed integrativo alle terapie farmacologiche.
Il ruolo della Medicina Alternativa
L’approccio delle persone verso il mare magnum delle Medicine Alternative nasce da diverse motivazioni. In primis, il timore dei possibili EFFETTI COLLATERALI dei farmaci tradizionali, ma anche una sorta di sfiducia verso una buona parte della Sanità. Visite spesso frettolose, lunghe file di accesso ai Pronto Soccorso degli Ospedali, scandali a carico di Ospedali e Aziende del Farmaco. Anche dagli ambulatori privati non sempre si esce soddisfatti talvolta per il poco spazio d’ascolto ricevuto. I medici che utilizzano terapie alternative hanno spesso un approccio più olistico che per il malato risulta più soddisfacente in quanto si sente ascoltato e meglio compreso.
E allora? Si cerca l’alternativa che non è, però, sostitutiva di quella Medicina fatta di linee guida, di studi scientifici, di esperienza e di verifiche continue con l’aggiornamento professionale. Il problema vero, però, non è tanto la Medicina che scegliamo ma il medico che ci cura, perché prima di curarci somministrando questa o quest’altra sostanza deve fare una diagnosi, quella giusta, altrimenti nessuna cura porterà mai alla guarigione. La malpractice medica è sempre pericolosa.
“La Medicina è una ed una soltanto, che si avvale in primis di un'accurata visita clinica e di mezzi diagnostici dai quali scaturiscono le terapie opportune”. È quanto la SIOMI (Società Italiana Omeopatia e Medicina Integrata) e la SMB (Società Medica Bioterapica) ha di recente dichiarato in una nota dopo il caso del bimbo di Ancona. Secondo queste Società, in accordo con il codice di deontologia medica, nessun medico deve far mancare al suo paziente la terapia migliore per ciascun caso CLINICO. “La Medicina Integrata - si legge nella nota - professa la ricerca della terapia migliore per ciascun paziente, senza pregiudizi e nemmeno preconcetti, sia essa farmacologica sia omeopatica o entrambe, nei casi in cui l'una o l'altra non siano da sole sufficienti ad avere ragione della malattia”.
E su questo possiamo essere tutti d’accordo. Ma nella pratica non è sempre così.
La scelta del medico: un aspetto fondamentale della cura
Molti medici che praticano terapie non convenzionali, hanno spesso fatto scelte di rottura totale con la Medicina ufficiale e, caschi il mondo, non ti prescriveranno mai e poi mai un farmaco vero e proprio. “Purtroppo qualche volta le conseguenze dell’uso di queste terapie fanno parte delle omissioni” ha dichiarato il noto farmacologo Silvio Garattini in una recente intervista. “Chi crede nell’omeopatia di solito non si serve di farmaci che in molte situazioni sono in grado di risolvere il problema”.
Questo pericoloso oltranzismo ed integralismo non può che derivare da una grande mancanza di umiltà, che il bravo medico dovrebbe sempre avere per operare con scienza e coscienza, oltre che abbracciare queste o altre pratiche terapeutiche. Il vero pericolo è proprio questo.
Per questi medici, che spesso non consigliano nemmeno un esame radiologico perché i raggi sono potenzialmente nocivi, prescrivere un farmaco o consigliare un vaccino (sono spesso no-vaccini) sembra essere un’ammissione di fallimento della scelta professionale che hanno abbracciato dopo aver ripudiato quella Medicina che pur hanno studiato per conseguire la laurea, l’abilitazione all’esercizio della professione e l’iscrizione all’Ordine dei Medici.
Oggi la Medicina è, più che mai, sempre più specialistica e anche nella stessa branca ci sono competenze diverse. C’è il chirurgo della mano e quello del piede. Il gastroenterologo non cura le vaginiti e il ginecologo non cura le gastriti! Se da un lato questo approccio settoriale fa perdere la visione di insieme della persona, dall’altro garantisce specializzazioni ed esperienze basate su alte competenze professionali. Nessun medico che non abbia frequentato la Scuola di Specialità in Pediatria, ad esempio, può ergersi a Medico dell’infanzia indipendentemente dalle terapie che decide di utilizzare.
Non a caso i medici di medicina generale, per specifici quesiti diagnostico-terapeutici, inviano i pazienti agli specialisti del settore i quali, a loro volta, inviano agli esperti della loro stessa branca. Chi abbandona totalmente la medicina ufficiale si ritrova a fare il medico-tuttologo e per farlo bene deve avere alte capacità diagnostiche e grande consapevolezza dei limiti delle terapie che utilizza.
I princìpi della Medicina Omeopatica
Poiché, come noto, l’omeopatia non è una “terapia d’urto” in quanto il principio è che il riequilibrio corporeo avviene nel tempo con le diluizioni progressive dei preparati somministrati, prima di poter valutare se ci sono benefici passa del tempo con potenziali rischi per la salute, nella misura in cui i malati possono abbandonare o ritardare terapie mediche di comprovata efficacia. È bene ricordare che anche le malattie che sembrano in partenza di poco conto possono sempre aggravarsi.
A differenza dei farmaci tradizionali, le confezioni dei preparati omeopatici non hanno il bugiardino incluso. Nulla si sa, quindi, delle indicazioni, del meccanismo d’azione e dei potenziali effetti collaterali di ciò che si sta assumendo. Sulle etichette delle confezioni, inoltre, non è riportata la composizione dei principi attivi.
Tutti i prodotti omeopatici presenti attualmente sul mercato vengono semplicemente notificati al Ministero della Salute ma non sono mai stati approvati da nessuna autorità regolatoria. Secondo la direttiva 2001/83/CE, recepita con il DL 24 aprile 2006 n.219, se entro il 30 giugno 2017 le aziende produttrici non presentano all'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) la documentazione necessaria per ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio dei loro prodotti, dovranno ritirarli dal mercato entro la fine di giugno del 2018. Si tratta tuttavia di una procedura semplificata che non richiede la dimostrazione della loro efficacia, ma solo della loro sicurezza. Ciò vuol dire che “poco importa se non funziona, l’importante è che non nuoce”.
Nonostante le semplificazioni rispetto alle norme per i farmaci, secondo Omeoimprese, l'associazione che rappresenta i produttori del settore, questa direttiva dimezzerà in Italia la presenza sul mercato dei prodotti omeopatici per l'alto impegno necessario, sia per la preparazione dei dossier sicurezza richiesti dall’AIFA che per il costo. A conferma di ciò, i dati del 2016 hanno già segnato un calo del 7,4% dei prodotti venduti e un calo del 4,8% del fatturato che è passato dai 300 milioni annui del 2015 ai 285 del 2016 grazie proprio alle prime conseguenze delle norme in arrivo. Se ad oggi sono circa 13.000 i medicinali omeopatici sul mercato, a seguito dei dossier sicurezza di registrazione richiesti da AIFA ne resteranno non più di 5.000-6.000.
Ed infine, di recente, il Comitato Nazionale di Bioetica ha pubblicato la Dichiarazione per l'etichettatura dei preparati omeopatici e la trasparenza dell'informazione. Il documento richiede che il termine “medicinale” sia sostituito dal termine “preparato” e che la frase “medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate” sia modificata in “preparato omeopatico di efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate".
A tutto ciò andrebbe aggiunto l’obbligo da parte dell’Ordine dei Medici e delle Società di Medicina Integrata di iscrizione nell'elenco dei medici che praticano la medicina non convenzionale, che al momento è facoltativo.