Fu l'8 novembre del 1895 che per la prima volta si capì quale utilizzo poteva essere fatto dei
Questa intuizione fu dovuta alla decisione di un medico, Wilhelm Conrad Röntgen, di condurre un esperimento, fondato sulle conoscenze dell'epoca in materia di radiazioni. Si sapeva, infatti, che le lastre fotografiche, lasciate accanto ai tubi catodici, assumevano un aspetto 'annebbiato' quando i tubi erano attraversati da elettricità.
Röntgen scoprì che gli oggetti metallici non lasciano passare le radiazioni, le quali invece riescono molto bene ad attraversare il legno, la carta ed altri materiali. Ma la cosa più sorprendente era che, se al posto del legno viene interposto un arto, questo appare come trasparente, lasciando però vedere l'intera sua struttura ossea.
L'anno dopo un altro medico si interessò alle potenzialità dei raggi X, Henri Becquerel; egli scoprì che i composti di uranio hanno gli stessi effetti, ma in modo permanente, di quelli che i tubi catodici provocano sulle lastre fotografiche in modo temporaneo.
Tutta questa frenesia intorno ai Raggi x suscitò l'interesse di Marie Curie, una studentessa di fisica di origine polacca, moglie del fisico francese Pierre Curie. Proprio insieme al marito, Marie Curie comincia a dedicarsi intensamente allo studio della radioattività, concentrandosi principalmente su un composto, la plechbenda, che si dimostra essere addirittura 4 volte più radioattivo del minerale allo stato puro.
La ricerca dei Curie richiederà circa 4 anni, ma infine i due coniugi riusciranno ad isolare meno di un grammo di una nuova sostanza, chiamata radio, da tonnellate e tonnellate di plechbenda. Il nuovo materiale scoperto è fortemente instabile, poiché emette tre tipi diversi di radiazione, ed ognuno di essi viene contrassegnato da una lettera dell'alfabeto greco: alfa, beta, gamma.
Il premio Nobel per queste ricerche arriva nel 1903 ed è equamente diviso tra Becquerel, Pierre e Marie Curie. Ma gli studi non si fermano; Pierre Curie, convinto delle grandi potenzialità anche in campo terapeutico, espone per la prima volta il proprio BRACCIO all'azione del radio.
Quello che ne deriva è una scottatura che lascia una cicatrice grigiastra, segno di una lesione del derma profondo. Tuttavia, si scopre che il trattamento è in grado di sconfiggere malattie come il Lupus ed alcune forme di cancro. L'entusiasmo è enorme, anche perché in quel momento ancora non se ne conoscono gli effetti negativi.
Nel 1911 il secondo Nobel per la chimica va a Marie Curie, rimasta vedova 5 anni prima a causa di un incidente stradale. Durante la guerra, Marie sospenderà le sue ricerche sulla radioattività per offrire il suo sostegno alle milizie, organizzando un servizio di diagnostica militare.
Terminata la guerra, Marie riprenderà i suoi studi sulle potenzialità diagnostiche e terapeutiche del radio e continuerà per tutta la vita, anche quando saprà qual è il rischio che sta correndo: morirà nel 1934 di anemia perniciosa aplastica, accelerata dall'inefficienza del midollo osseo, alterato dalla troppo lunga esposizione alle radiazioni.