Stessa malattia, cure differenti in base ai bisogni del singolo paziente. Fantascienza? Assolutamente no. È la base della medicina personalizzata, che ritiene ciascun malato come se fosse un caso a sé, nella certezza che non esiste una cura assoluta.
Come spiega Bruce Beutler, l’immunologo statunitense che nel 2011 ha ricevuto il premio Nobel per le scoperte inerenti l’attivazione dell’immunità innata, “non parliamo più di un unico medicinale efficace per tutti, ma sarà possibile creare un farmaco adatto a quel paziente che ha quei determinati sintomi e bisogni. Ci vorranno degli investimenti, del denaro, ma è un obiettivo raggiungibile”.
La medicina personalizzata ha un approccio che, dal punto di vista concettuale, non rappresenta una novità, considerando che i medici sono consci che le risposte individuali a un trattamento possono essere assai differenti, anche se la malattia è la stessa. Oggi è già possibile conoscere in anticipo chi trarrà beneficio dall’assunzione di un farmaco e chi no, chi sarà costretto ad assumere dosi maggiori e chi minori, chi è più a rischio di effetti collaterali e chi meno. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: la principale critica che viene mossa alla medicina personalizzata è legata al costo molto elevato delle terapie.
Il ruolo della genetica nella medicina personalizzata
Sono differenti gli sviluppi tecnologici che hanno portato a tutto ciò. In particolar modo, la genetica: il sequenziamento del Dna, infatti, ha fatto sì che i ricercatori potessero gestire un’enorme mole di dati, ai quali si comincia a dare un senso. Da qui si è scoperto che malattie solo in apparenza identiche possono dipendere da geni diversi, che le rendono più o meno suscettibili a determinati trattamenti.
“I medici del domani saranno tutti un po’ genetisti”, affermava il professor Umberto Veronesi. Dunque sono imprescindibili i test del DNA per la prevenzione delle cure, ma la medicina personalizzata impone anche una valutazione sempre più circostanziata della storia del paziente. “Si arriverà a quella che è la mia idea da sempre: non si può curare soltanto un Organo, occorre curare la persona. Il termine paziente dovrebbe scomparire”, spiegava ancora Veronesi. Certamente, Dna a parte la medicina personalizzata trae beneficio anche da tecnologie che con i geni non c’entrano; è il caso delle tecnologie informatiche, che consentono di monitorare a distanza i malati cronici, valutando in tempo reale l’efficacia delle cure, e modificando - qualora se ne avverta la necessità - le dosi dei farmaci e i tempi di somministrazione.
Medicina personalizzata: un’opportunità per il futuro?
A livello nazionale il punto di riferimento è rappresentato dalla Società Italiana di Medicina Personalizzata, che è parte integrante di European Society of Pharmacogenomics and Personalized Therapy (ESPT). Si tratta di un forum culturale delle scienze mediche e biologiche indirizzate - si legge sul sito - “alla promozione della conoscenza e dello sviluppo delle strategie proprie della medicina personalizzata precisa, predittiva, preventiva, partecipativa e psico-cognitiva”.
Piaccia o meno, la medicina personalizzata rappresenta un’opportunità per la sanità del futuro, anche se la “rivoluzione” dei farmaci intelligenti e delle cure personalizzate passerà, inevitabilmente, per aspetti che non sono in alcun modo secondari, come l’archiviazione di dati sensibili, genetici e personali.