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Pacemaker: evoluzione di uno strumento salvavita

Pacemaker: evoluzione di uno strumento salvavita

Il primo pacemaker fu costruito in Svezia nel 1958. Da allora la tecnologia ha reso possibile impiantare strumenti sempre più sofisticati.

Pacemaker, termine inglese che significa letteralmente "segnapassi" e che viene utilizzato per stimolare elettricamente le contrazioni del cuore, se il muscolo ogni tanto “perde qualche colpo”. Ebbene, questo apparecchio salvavita compie cinquant’anni, mezzo secolo in cui la tecnologia ha fatto passi da gigante e ha reso le condizioni di coloro che lo utilizzano sempre più normali.

Ne è passato di tempo dal primo apparecchio - costruito in Svezia nel 1958 - che mostrava tutte le caratteristiche di un prototipo: pesante, poco comodo e molto sensibile ai movimenti e alle oscillazioni.

Insomma chi utilizzava il pacemaker aveva forse salva la vita ma non viveva giornate facili: largo 10 cm e pesante oltre 250 grammi, veniva collocato addirittura nell’addome per le sue dimensioni.

Cinquanta anni dopo i Pacemaker pesano 30 grammi, sono spessi non più di 4 millimetri e vengono applicati in Anestesia locale. Inoltre, anche tutti gli inconvenienti legati all’utilizzo di un apparecchio elettronico sono stati via via superati.

Oggi è possibile attraversare un metal detector o utilizzare senza problemi apparecchi cellulari e elettrodomestici.

Oramai l’operazione di impianto di un pacemaker è diventata quasi una routine per i medici: la sua facilità è solo la naturale conseguenza dei passi avanti fatti dalla tecnologia e dalla fisiologia elettrica cardiaca.

Negli anni Settanta, in particolar modo, la medicina si è focalizzata maggiormente sull’individuazione di tecniche sempre più semplici e sicure per operare, mentre negli anni Novanta hanno visto la luce i primi apparecchi di nuova generazione.

Nel nuovo millennio, poi, la tecnologia è letteralmente entrata nel Cuore dei propri pazienti: gli strumenti sono sempre più sofisticati ed il medico può - proprio attraverso il pacemaker - monitorare lo stato di salute del paziente e come il suo corpo reagisce e risponde all’oggetto.

E mentre si festeggia il compleanno del pacemaker artificiale importanti novità sono in attesa di essere testate sugli uomini: sono in corso le sperimentazioni - per ora solo sui cani - del `pacemaker biologico´.

Una rivoluzione per la medicina: vengono utilizzate le cellule del midollo osseo che, impiantate nel muscolo cardiaco, si comporterebbero come il pacemaker artificiale, ma senza gli inconvenienti che un apparecchio esterno può portare.

Una novità importante per gli oltre 50.000 italiani che ogni anno sono costretti all’operazione.

Ultimo aggiornamento: 05 Aprile 2019
3 minuti di lettura

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