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Robert Koch e la tubercolosi

Robert Koch e la tubercolosi

Il nome di Robert Koch è legato allo studio della tubercolosi, per la quale cercò di preparare una sostanza in grado di combatterla.
In questo articolo:

Robert Koch nasce a Clausthal, in Germania nel 1843, figlio di un ingegnere minerario. Bambino precoce e molto intelligente, a 19 anni entra all'Università di Göttingen per studiare medicina con il Professore Henle; questi sostiene che le malattie infettive sono provocate da organismi vivi.

È a partire da questa affermazione, insieme all'esperienza che egli stesso si farà nel campo della microbiologia, che Koch enuncerà quelli che oggi sono conosciuti come 'Postulati di Koch' e che trattano delle condizioni necessarie per poter affermare che un particolare Batterio è causa di una determinata malattia.

I primi studi di Robert Koch

Laureatosi, Koch trascorre un periodo limitato a Berlino per studiare chimica e poi fa una sorta di tirocinio all'ospedale Generale di Amburgo prima di esercitare privatamente.

I primi studi di ricerca Koch li compie sul bacillo del carbonchio. Egli si trova, in questo periodo, nel Wollenstein, dove il carbonchio provoca numerose epidemie tra i bovini. Non ha contatti con altri ricercatori, né accesso a biblioteche, quindi deve contare sulle sue sole forze. Koch riesce a provare che è proprio il bacillo del carbonchio a provocare la malattia: egli inocula in alcuni topi il Sangue prelevato dalla milza di animali malati ed in altri il sangue prelevato dalla milza di animali sani dimostrando che i topi ai quali è stato inoculato sangue infetto si sono ammalati, quelli ai quali è stato inoculato sangue sano no.

Ma va anche oltre. Riesce a produrre una coltura di bacilli del carbonchio facendoli crescere e moltiplicare nell'umore acqueo dell'occhio di un bovino, riuscendo così a dimostrare che i bacilli si riproducono e causano la malattia anche senza il contatto con alcun animale, perché hanno la capacità di resistere quando le condizioni sono avverse producendo delle spore che poi, in condizioni favorevoli, produrranno di nuovo i bacilli.

La ricerca contro la tubercolosi

Tra il 1883 ed il 1884 Koch si dedica allo studio del vibrione del colera e alla sua diffusione, e formula delle linee guida che sono ancora oggi ritenute valide. Si dedica poi allo studio di una malattia per quell'epoca molto comune e molto grave, alla quale resterà legato il suo nome, la tubercolosi.

Egli cerca di preparare una sostanza che potesse essere utilizzata con scopi terapeutici contro questa malattia. Questa sostanza, che egli chiamerà tubercolina, viene ricavata dal bacillo stesso della Tubercolosi e, sebbene non abbia il risvolto terapeutico valido sperato, è ancora oggi utilizzata (chiaramente prodotta con tecniche più all'avanguardia) a scopo diagnostico.

Lo studio della tubercolosi e del batterio che la provoca lo porterà anche a sostenere, a ragione anche se nessuno gli crederà, al Congresso Medico sulla Tubercolosi svoltosi a Londra nel 1901, che il batterio che causa la tubercolosi umana e quello che causa la tubercolosi bovina sono differenti.

La ricerca di Robert Koch, alla fine del XIX secolo, si sposta poi in Africa meridionale. Qui egli si reca per studiare e fermare la peste bovina. Purtroppo l'impresa non riesce perché la malattia è provocata da un virus (troppo piccolo per essere visto da un microscopio non elettronico) e non da un batterio, ma Koch riesce comunque a limitare il contagio grazie ad una specie di vaccinazione che egli ottiene inoculando la bile prelevata dalla milza degli animali infettati.

Sempre in Africa, egli si dedica anche allo studio di altre malattie, quali la malaria, la spirochetosi, la tripanosomiasi.

Nella sua vita, Koch viene insignito di molteplici onorificenze, ottiene una laurea honoris causae all'Università di Bologna e conquista l'ambito Premio Nobel per la Medicina per lo studio della tubercolosi nel 1905. Muore a Bade-Baden il 27 maggio del 1910.

Leggi anche:
La tubercolosi è un’infezione polmonare provocata dal batterio Mycobacterium tuberculosis e si trasmette attraverso tosse e starnuti.
Ultimo aggiornamento: 23 Marzo 2017
4 minuti di lettura

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