Buonasera, lavoro per un datore di lavoro che ha 70 anni. Fin dal primo giorno del mio ingresso in ufficio (io ho 30 anni) questa persona si è mostrata avversa alla mia introversità, dicendo che ero scontrosa ecc...perchè non salutavo dando baci e non davo confidenza. Per un periodo ha deciso di darmi del lei, non so per quale motivo, probabilmente perchè vedeva che stavo sulle mie e poi ha cambiato idea. Inizialmente si mostrò molto possessivo verso di me dicendo che ero solo sua e di nessun altro, che avrebbe preso una casa vicino all’ufficio ecc..poi vedendo che io non davo confidenza ha iniziato a dire che non sopportavo niente.
E' una persona estremamente boriosa, che fa pesare tutto. Si accorge di ogni minimo dettaglio che mi riguarda (tipo se cambio scarpe, ecc...) e critica ogni cosa (ho 30 anni ma vede il capello bianco per cui mi dice sto invecchiando come lui ecc...). Nei confronti degli altri si ritiene di più, nonostante sia molto ignorante perchè quando scrive fa ancora errori grossolani di grammatica e probabilmente questo lo mette in stato di inferiorità (è una mia ipotesi). Ha una scarsa considerazione per le donne, pur essendo sposato non manca di andare a caccia di donne di qualsiasi età (so come si rivolge alle altre), sostenendo di non essere gay e di volere avventure con qualunque donna incontri in chat. Nell'ambito lavorativo non lo sopporta nessuno per via della sua boria continua, ultimamente ha sostenuto che io sono "rifiorita" grazie a lui e che gli devo tutto solo perchè lavoro lì.
Spesso mi da la colpa per cose che commette lui, e addirittura è arrivato a dire che io (che spesso per forza di cose ascolto e assecondo le sue idee) sarei troppo accondiscendente e dovrei essere più critica. Ovviamente io gli ho fatto notare che sprecare energie controbattendolo non mi interessa, dato che non lascia alcun spazio agli altri. Quando parla rigira sempre i discorsi a favore suo, sembra non rendersi conto degli errori anche grammaticali che fa, ma in ogni modo tenta di far passare gli altri come fossero idioti. Alle volte pare quasi in competizione con me (tipo se mi funziona il cellulare e a lui no ride e dice ah hai visto a me funziona e a te no").
Spesso mi ha scritto in chat su fb per questioni di lavoro, e tuttavia, anche nei giorni non lavorativi, se non mi sente per qualche giorno dice subito se sono scappata. Quando tiene il telefono in mano o comunque la mano appoggiata al mento, la mano è sempre tremante, in modo visibile. Ha inoltre il viso rosso, perché so che beve liquori e mangia molto. Con gli altri conoscenti cerca di farsi raccontare tutto, dove vanno, con chi sono, cosa fanno ecc…per il puro gusto di parlare, e così vorrebbe anche con me, anche se cerco di non dargli relazione. Ultimamente accade che quando non lo trovo in ufficio gli mando un messaggio per sapere dov'è, lui arriva, si siede, poi risponde scrivendo che “arriverà tra poco”, pur essendo io lì (cosa del tutto illogica). Non riesco a capire che comportamento sia questo, se sia patologico (anticamera di qualche morbo), in che tipo di personalità sia classificabile da un punto di vista psicologico e come devo contenermi. Vi sarei grata se poteste rispondermi.
Che i comportamenti da lei descritti non siano conformi alle regole generali di un rapporto di lavoro, alle norme giuridiche, al comportamento ispirato alla responsabilità sociale da parte del datore di lavoro, a una cultura organizzativa in sintonia con le attuali norme riguardanti la salute e la sicurezza dei lavoratori. Tutto questo sembrerebbe emergere con chiarezza dal suo racconto. Occorrerebbe però analizzare meglio nei dettagli tutta la storia per inquadrare adeguatamente e supportare ciò che attualmente potrebbe essere solo una impressione soggettiva.
Credo che l'aiuto di un professionista competente, che innanzitutto sappia valutare bene tutti gli aspetti del lavoro e la qualità della relazione al lavoro, oltre ad aiutarla a collocarsi con maggiore consapevolezza all'interno di queste vicende, sia più che opportuno. Da parte mia cercherei di tenere ben distinti il campo del lavoro e quello della sua vita privata, le modalità di relazione e il “contratto” psicologico (se c'è, se è stato definito). Quest'ultimo rappresenta ciò che da un senso ai patti di natura economica/amministrativa e costituisce la base per la motivazione e l'impegno del dipendente; nonché l'impegno e la responsabilità (oltre il rispetto) da parte del datore di lavoro. Non trascurerei tuttavia una adeguata considerazione e valutazione delle dinamiche psicologiche che lei esplicita attraverso il linguaggio verbale e corporeo, nonché il grado di considerazione che lei ha nei confronti di se stessa.