In mancanza di sintomatologia la sola presenza di crioglobuline non induce ad alcuna terapia, anche in caso di aumento del criocrito. Le crioglobuline sono proteine circolanti che precipitano "a freddo" (crio, significa appunto questo). La genesi delle crioglobuline è dovuta ad una normale produzione anticorpale da parte dei Linfociti. Benchè tutti i pazienti crioglobulinemici HCV+ siano potenziali candidati alla terapia con aIFN, la decisione di trattare deve tener conto di numerose variabili: l'età dei pazienti, la durata e la gravità della malattia, lo stato clinico generale, la probabilità di risposta e altre condizioni cliniche che possono diminuire l'aspettativa di vita o controindicare il trattamento. La terapia interferonica risulta efficace nel controllare i segni di malattia in oltre il 50% deipazienti, ma la sua interruzione è generalmente seguita da recidive viremiche e crioglobulinemiche, cosicchè meno del 25% dei pazienti rimane in remissione. L'osservazione che i miglioramenti clinici compaiono solo nei pazienti con caduta di HCV RNA nel siero suggerisce che l'efficacia di aIFN sia direttamente correlata con la sua attività antivirale. Rimangono ancora da stabilire dosi e durata del trattamento con aIFN. Nella maggior parte degli studi sono stati usati 3 MU tre volte alla settimana per 6-12 mesi, ma sulla base dei risultati ottenuti nelle epatiti croniche HCV+ può essere proposto un aumento di dosaggio e durata della terapia.