Se la fibrillazione atriale tende a diventare persistente e a non rispondere alla terapia farmacologica le soluzioni possono essere due. La prima è quella di rinunciare definitivamente a ripristinare il normale ritmo cardiaco limitandosi a ridurre la frequenza cardiaca, rendendo quindi l’aritmia più sopportabile, a volte impercettibile, senza che questo comporti conseguenze negative a lungo termine. La seconda è quella di ricorrere all’ablazione, cioè all’inattivazione con il calore, somministrato attraverso un catetere venoso, delle zone dell’atrio responsabili dell’aritmia. Il rischio non è però trascurabile e in circa la metà dei casi la procedura non elimina definitivamente l’aritmia. Inoltre può esserci ancora la necessità di continuare ad utilizzare farmaci anche dopo il trattamento. La scelta terapeutica va quindi fatta tenendo conto di una serie di fattori (età del soggetto, epoca di insorgenza dell’aritmia, condizioni generali e cardiovascolari, tolleranza alla terapia farmacologica, conseguenze che l’aritmia potrebbe avere nel tempo). Il suo cardiologo, valutando tutti questi fattori, saprà consigliarla sulla procedura più adatta al suo caso.