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Esperto Risponde

e cioccolato

Vorrei sapere se al momento esistono dati certi relativi alla diminuzione di glicemia in paziente 16 enne affetta da diabete mellito da oltre 10 anni,dopo l'assunzione di cioccolato: ho notato con una frequenza che va al di là della pura coincidenza come mia figlia, il soggetto in questione, dopo avere consumato una dose moderata di cioccolato come fine pasto, si ritrovi regolarmente una glicemia post prandiale intorno a 40- 50.... ho riferito la cosa al medico il quale ha allargato le braccia commentando la cosa " mah......". Ci tengo a precisare che il medesimo effetto è sortito da un tipo di acqua minerale che pare indurla in uno stato di ipoglicemia tralaltro difficilmente risolvibile se non dopo svariato tempo ( e "correzioni" ingerite...). Inutile dire che sia nel caso del cioccolato che in quello dell'acqua il pasto consumato e la precedente somministrazione di insulina sono i " soliti".
Risposta del medico
Concetto Corso
Concetto Corso

Gentile lettrice.

L'ipoglicemia è provocata dall'eccessiva discesa dei livelli di glucosio nel sangue, fino a concentrazioni uguali o inferiori ai 45-50 mg/dl.

 

L'ipoglicemia è tipica del diabete trattato con dosi eccessive di insulina o ipoglicemmizanti orali, ma può sopraggiungere - in forma lieve - anche nel paziente sano, ad esempio a causa di un digiuno troppo prolungato o di un intenso e prolungato sforzo fisico. Una forma particolare, detta ipoglicemia reattiva o postprandiale, si manifesta tipicamente dopo i pasti, spesso a distanza di due o tre ore dal loro termine. Il più delle volte la causa di questa condizione rimane misconosciuta. A tal proposito sono state formulate diverse ipotesi; la prima è che gli individui colpiti da ipoglicemia reattiva siano troppo sensibili all'adrenalina, un ormone  il cui rilascio è favorito dall'ipoglicemia. Un'altra ipotesi è che questi soggetti non producano quantità sufficienti di glucagone, un ormone che si oppone all'eccessivo calo glicemico contrastando le azioni dell'insulina. Non a caso, l'ipoglicemia reattiva può essere determinata anche dall'iperinsulinemia, ovvero dall'ipersecrezione di insulina da parte del pancreas; non di rado, tale condizione si accompagna ad ipoglicemia tardiva (dopo la quarta ora dal termine del pasto).  Alla base dell'ipoglicemia reattiva possono esistere deficit enzimatici congeniti, come l'intolleranza ereditaria al fruttosio, la galattosemia e la sensibilità alla leucina nei neonati (anche gli aminoacidi stimolano il rilascio di insulina). Un altra causa di ipoglicemia reattiva è rappresentata dagli interventi chirurgici di gastro-resezione a cui vengono sottoposte, ad esempio, le persone obese o con tumore dello stomaco; questa condizione, proprio come l'ipervelocità congenita di svuotamento gastrico, determina un rapido arrivo del chimo a livello dell'intestino tenue (che in condizioni normali lo riceve con estrema gradualità) ed un altrettanto rapido assorbimento.

 

 l'ingestione di alcool in grandi quantità, specie negli alcolisti cronici in stato di denutrizione, favorisce l'ipoglicemia reattiva. Un pasto particolarmente ricco di carboidrati semplici (zuccheri), come ad esempio una scorpacciata di dolci, rappresenta un fedele alleato dell'ipoglicemia reattiva. Il rapido ingresso nel torrente circolatorio del glucosio assorbito dalla mucosa intestinale stimola un forte rilascio pancreatico di insulina, necessario per riportare nella norma livelli glicemici divenuti pericolosamente elevati.  Da qui, la raccomandazione di ridurre il consumo di zuccheri semplici ed aumentare quello di vegetali freschi, valido sia per le diete dimagranti (aumenta il senso di sazietà , riduce le crisi bulimiche), sia in ambito preventivo, contro le patologie correlate a diabete e sovrappeso.

La diagnosi di ipoglicemia reattiva può essere posta sulla base dei risultati dell'OGTT, il "famoso" test da carico orale di glucosio. In questo esame si somministra per via orale una soluzione acquosa di circa 75 grammi di glucosio, registrando i valori glicemici (ed eventualmente quelli insulinemici) ad intervalli di tempo prestabiliti (30', 60', 90', 120', 150', 180', 210', 240', 270' 300'). La diagnosi è certa se la glicemia scende al di sotto dei 45 mg/dL, mentre è probabile se i i valori minimi di glicemia sono compresi tra i 45 ed i 55 mg/dL. L'esame consente, tra l'altro, di porre diagnosi di diabete e di alterata tolleranza glucidica, positiva se i livelli glicemici dopo 180' dall'ingestione della soluzione salgono, rispettivamente, sopra i 139 ed i 199 mg/dL.

Nel caso del cioccolato, possiamo parlare quindi di una ipoglicemia reattiva.

Grazie dell'attenzione

Cordiali saluti

Dott. Corso Concetto

Diabetologo
 

Risposto il: 18 Maggio 2012