Buongiorno dottori, e grazie in anticipo per un vostra eventuale risposta. Ho 25 anni e sono da molti anni con ansia trascorsa senza alcun uso di farmaci, purtroppo però per una serie di cose peggioramenti ho scelto di iniziare a prenderli e provare questa strada che mi ha sempre fatto timore. Il mio psichiatra mi ha prescritto Frontal (7 gocce per 3 volte al giorno) e Zoloft (1 porzione al giorno, graduale partendo da 1/4 fino ad arrivare ad assumerla completa). Ho iniziato a prendere le medicine dal 02 di Settembre, alle 9.00 il Frontal e alle 10.00 1/4 di Zoloft, poi alle 15.00 il Frontal e alle 21.00. All'inizio mi sentivo benissimo, carico e con poche paure.
Ora invece è da qualche giorno che subito dopo aver preso il Frontal (un ansiolitico, quindi dovrebbe calmare) avverto un senso di ansia, come se dovesse salire l'attacco di panico. A volte anche la sensazione di come quando ci si prende troppo caffè. Non so se questo può essere normale, mi sto un po' preoccupando del fenomeno dei medicinali. Da cosa può dipendere, e secondo voi dovrei continuarlo ad assumere nonostante mi fa salire di nuovo l'ansia dopo preso il Frontal? Grazie in anticipo
Salve, dal problema esposto sembra un disturbo d'ansia con somatizzazioni, la terapia farmacologica è quella classica cioè un ansiolitico associato ad un antidepressivo, ma serve anche una psicoterapia, in generale giusto per chiarire: il soggetto con questi disturbi (ansia, panico, fobie, ipocondria) organizza la propria esistenza con enormi limitazioni gravitanti intorno all’idea di un possibile gravissimo malore e della necessità di un immediato soccorso; non andrà in luoghi dove è difficile allontanarsi, sarà sempre accompagnato da persone in grado di soccorrerlo, sceglierà percorsi che costeggiano ospedali e farmacie, ascolterà con enorme attenzione ogni segnale proveniente dalla regione cardiaca e farà tante altre cose bizzarre tutte finalizzate a evitare con certezza l’infarto.
Per evitare l’evento temuto egli mette in atto strategie di controllo e prevenzione come la costante attenzione ai segnali corporei e l’evitamento di situazioni ritenute pericolose; ma proprio per questo la sua ansia aumenta quando con la sua attenzione selettiva avverte piccoli segnali giungere dal proprio corpo o quando pensa di trovarsi in una situazione in cui non potrebbe essere soccorso. A questo punto scatta la trappola: non riconosce la paura ma avverte i sintomi fisici vale a dire l’affanno, la tachicardia, il tremore, il giramento di testa, la sudorazione e li interpreta come prova del fatto che sta sentendosi male e il temuto infarto si sta avvicinando. Questo pensiero agisce da moltiplicatore della paura stessa e conseguentemente i sintomi fisici della paura aumentano in proporzione confermando, agli occhi del soggetto che è giunta la sua ora. Le strategie prodotte per non stare male sono proprio quelle che generano il male e lo rafforzano nell’idea di perseguire con maggiore attenzione lo stesso scopo e con le stesse strategie. Piuttosto quindi che correre al pronto soccorso o ospedale sarebbe molto meglio rivolgersi di corsa ad uno psicoterapeuta a indirizzo cognitivo comportamentale per la risoluzione del suo problema. Saluti