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Esperto Risponde

febbre ricorrente

Ho un bimbo di quasi 5 anni che dopo aver contratto la mononucleosi e una stomatire aftosa intorno ai 3 anni, ha iniziato con una serie di febbri inspiegabili (circa una volta al mese) che affronta con regolarità e con sintomi sempre uguali : febbre fino a 39, leggera faringite, leggero gonfiore delle tonsille e linfonodi latero cervicali ingrossati e doloranti. Mi è stato detto che probabilmente si tratta della PPFAPA di cui sono ormai documentata. Mi chiedo però se questa infinita serie di febbri possa essere una riattivazione periodica del virus della mononucleosi latente, e se sia normale che le analisi del sangue diano (oltre che la VES e la PCR altissime) anche un emocromo con valori costantemente alterati (microcitosi) anche in apiressia. Le sono grata.
Risposta del medico
Specialista in Otorinolaringoiatria
gentilissima Signora La PFAPA è un problema transitorio ad evoluzione spontanea verso la guarigione senza esiti nell'arco di pochi anni. Il problemi della malattia riguardano sostanzialmente il mantenimento del benessere del bambino durante le crisi e la gestione familiare e sociale della ricorrenza febbrile. Gli episodi febbrili persistono per diversi anni senza modificazioni nella sintomatologia né nella periodicità. La tonsillectomia, che può essere presa in considerazione proprio quando questa gestione risulta difficoltosa, è efficace nell'interrompere o ridurre drasticamente la ricorrenza febbrile nella grande maggioranza dei casi (circa nell'80%). Non vi è alcune elemento che possa ricondurre la sindome con la precedente infezione da mononucleosi. E' importante, quindi, stressare i seguenti punti: - la diagnosi è di esperienza e di probabilità e può raramente essere messa in discussione nel tempo; - la buona prognosi (non ci saranno conseguenze sulla crescita e la malattia non rappresenta l'inizio di una malattia infiammatoria cronica); - l'adeguatezza delle difese immuni contro i comuni patogeni (non siamo di fronte ad una immunodeficienza); - la non contagiosità della malattia. Con cordialità. Dott. Domenico Di Maria
Risposto il: 20 Dicembre 2010