Gentile Signore,
in primo luogo mi permetto di dirle che se talora noi medici siamo un po' avari di parole è perchè la incalzante routine quotidiana spesso ci impedisce di dedicare ai pazienti il tempo che essi si aspettano, oltre a quello tecnicamente necessario. Però, le assicuro che se vengono poste delle domande precise e circostanziate, a queste si risponde sempre, almeno auspico, in modo il più possibile esauriente e con cortesia.
Ciò detto, pur non conoscendo esattamente tutti i dettagli, ritengo che il comportamento seguito dai colleghi che seguono suo Padre sia appropriato ed assolutamente in linea con le attuali prassi e linee guida. La cosa più importante in queste neoformazioni superficiali della vescica è il controllo assiduo, e così è stato fatto. Le recidive avvengono circa nel 70% dei casi, ed individuare una lesione recidiva iniziale di minime dimensioni comporta ovviamente un intervento assolutamente limitato. E' inoltre abituale non eseguire già dal primo episodio la chemioprofilassi con instillazioni endovescicali, in particolare se la prima lesione era di piccole dimensioni. Le instillazioni non hanno un'efficacia assoluta purtroppo, ma sono al momento l'unico tipo di terapia d'appoggio per cercare di ridurre questo 70% di recidiva. Inoltre, le instillazioni hanno anche dei possibili effetti collaterali, insomma, è sempre saggio fare un bilancio fra i pro- ed i contro. Ritengo che probabilmente dopo l'asportazione di questa minima recidiva, che immagino sarà molto simile alla prima lesione, i Colleghi consiglieranno le instillazioni con un farmaco di loro scelta (mitomicina, epirubicina, bcg, dipende dai protocolli e dalle abitudini locali). In ogni caso, il controllo assiduo è l'arma più efficace in assoluto.
Saluti