Prima di tutto la situazione è diversa se si tratta della prima cardioversione elettrica (CVE) o se sua nonna è già stata cardiovertita e poi c’è stata una recidiva dell’aritmia. Altri elementi da considerare sono: la presenza o meno di una cardiopatia, di ipertensione arteriosa, eventualmente di ipertiroidismo, di fattori di rischio per embolie o di precedenti embolici, le dimensioni degli atri all’ecocardiogramma, il fatto che l’aritmia sia ben tollerata o no. La CVE, se è preceduta da una terapia anticoagulante efficace (INR tra 2 e 3) per almeno un mese e se viene eseguita in un ambiente idoneo, presenta rischi trascurabili. In base al quadro clinico complessivo e agli elementi ricordati sopra si decide se cardiovertire, perseguendo quindi l’obbiettivo di mantenere il normale ritmo sinusale, oppure limitarsi a controllare la frequenza cardiaca.