Ho 49 anni, svolgo l'attività di architetto, libero professionista, e di docente di storia dell'arte negli istituti di secondo grado; il 10 luglio 2003, per una sensazione di astenia, mi sono recato in ospedale e dall'elettrocardiogramma i medici del pronto soccorso hanno riscontrato una
Fibrillazione atriale in atto. Sono stato sottoposto a
Terapia farmacologica per il ripristino del ritmo sinusale; purtroppo però tale inversione non è arrivata (ritengo, da profano, anche per uno stato di ansia notevole) e quindi i sanitari hanno ritenuto necessaria la mia permanenza nella struttura ospedaliera fino al giorno dopo. Al mattino il primario, vista l'inefficacia della terapia farmacologica, ha ordinato la cardioversione elettrica (per non superare le 24 ore). Dopo la cardioversione ed una serie di accertamenti, tra i quali un elettrocardiogramma ed una ecocardiografia, sono stato dimesso con una terapia temporanea consistente in un farmaco betabloccante (1 compressa di Lopresor 100 al giorno). Dopo i primi tre mesi di terapia, ho smesso di assumere il farmaco prima citato. La sera del 2 luglio 2004 (ad un anno di distanza dal primo episodio) è ricomparsa la fibrillazione atriale; raggiunta la struttura sanitaria pubblica, ed in particolare il reparto di cardiologia, solo il pomeriggio seguente - per una serie di motivazioni professionali - sono stato sottoposto ad una terapia farmacologica che sembrava non dare frutti, in effetti, appena prima della cardioversione elettrica, la fibrillazione scompariva. Dopo essere stato sottoposto agli esami clinici, venivo dimesso con la raccomandazione di non sospendere la terapia del beta-bloccante. Dopo circa un mese, per una sorta di idiosincrasia per i medicinali, riducevo, autonomamente, la dose di Lopresor da una a metà compressa gionaliera. Il 24 ottobre 2004 mi svegliavo con chiari sintomi (ormai sono diventato esperto) derivanti da fibrillazione atriale. Recatomi in ospedale il ritmo veniva convertito mediante terapia farmacologica. Il Lopresor 100 restava quale farmaco da assumere giornalmente. Tutto sembrava andar bene fino a quando il 09/05/2005 (a sette mesi di distanza) la fibrillazione riemergeva, ed ancora una volta il ritmo veniva convertito con opportuna terapia farmacologica. Questa volta, però, i medici della cardiologia indicavano, quale terapia, l'assunzione di Rytmonorm 325 (una capsula la mattina ed una la sera), di Aprofen 300 (1/2 compressa la mattina) e di Cardiaspirina (una compressa dopo pranzo).
Faccio presente che:
- il primo caso di FA è avvenuto in una giornata piuttosto calda, per me, sia dal punto di vista lavorativo che metereologico, e soprattutto dopo l'assunzione di una bevanda piuttosto fredda;
- il secondo caso sopraggiungeva dopo una discussione carica di tensione;
- il terzo caso si evidenziava dopo una giornata di lavoro piuttosto stressante e, per inciso, dopo che, la sera prima, avevo riscontrato un battito cardiaco piuttosto lento;
- il quarto caso emergeva dopo che, per alcuni giorni, avevo lamentato fortissimi bruciori allo stomaco; non basta, ho praticamente "sentito" partire la FA allorquando il primo boccone della cena è arrivato nello
Stomaco (ho avvertito un colpo alla bocca dello stomaco ed immediatamente partire l'aritmia).
Non ho mai sofferto prima di problemi cardio-vascolari, da giovane praticavo sport agonistico (militavo in una squadra di pallavolo dilettantistica) e quindi venivo sottoposto a controlli cardiaci di routine, d'estate praticavo pesca subacquea in apnea.
L'unico disturbo di cui ho sofferto sono state le emorroidi per le quali sono stato sottoposto, circa 7 anni fa, ad opportuno intervento chirurgico.
Vorrei sapere:
1) se le FA possono essere di origine nervosa o, per meglio dire, originarsi a causa di stress emotivi;
2) se la FA può avere cause connesse alla funzionalità gastrica;
3) se nel mio caso potrebbe essere necessaria l'ablazione trans-catetere.
In ultimo vorrei conoscere la vostra opinione su una questione che mi assilla: sul sito Xagena-Cardiologia ho letto che, da recenti studi, si è arrivati alla determinazione che i farmaci antiaritmici hanno scarso effetto nel prevenire gli episodi di fibrillazione atriale parossistica, mentre i beta-bloccanti restano i più indicati anche per le quasi inesistenti controindicazioni; chiaramente chiederò lumi ai medici della cardiologia di Avellino, ma, nel mentre, vorrei anche sapere cosa ne pensate a tal proposito.
Resto in "fibrillante" attesa ed intanto ringrazio e saluto cordialmente.