Del tutto recentemente ricercatori nel campo della cardiologia hanno scoperto una relazione tra livelli di GGT e rischio cardiovascolare indipendente dalla patologia epato-biliare. Un semplice esame del sangue quindi potrebbe fornire importanti indicazioni sui rischi legati all'infarto e all'ictus, in particolare nei soggetti con età inferiore a 60 anni. Il ivello di attività GGT viene utilizzato correntemente come indice di disfunzione epatobiliare e di abuso di alcol od in relazione allassunzione di farmaci. Nel 1999 presso il dipartimento di Patologia sperimentale di Pisa è stato evidenziato che tale enzima (GGT) è presente anche nelle placche aterosclerotiche, ossia nelle porzioni di parete arteriosa che si ammalano in corso di cardiopatia. Studi condotti in seguito su una casistica di pazienti con cardiopatia ischemica accertata con esame coronarografico hanno dimostrato che il rischio di morte cardiaca e infarto miocardico potecva essere predetto dai livelli di GGT sierica ed che tali livelli erano del tutto indipendenti dalla presenza di malattie epatiche e dal consumo di alcol. Anzi, cosa già nota da tempo, l’alcol esercitava un'azione protettiva. Si ritiene che la GGT sierica sia in grado essa stessa di infiltrare la parete arteriosa e di contribuire all'aggravarsi delle lesioni responsabili dell'infarto miocardico, dell'ictus cerebrale e della morte cardiaca. Tali risultati, ancora preliminari, hanno tuttavia ricevuto conferma da uno studio epidemiologico austriaco su larga scala pubblicato dalla rivista statunitense “Circulation”, la più prestigiosa del settore. La sperimentazione austriaca è stata condotta su dati raccolti negli anni dal 1985 al 2001, relativi a quasi 164.000 volontari facenti parte di un programma di monitoraggio dei fattori di rischio per malattie croniche. Lo studio ha riconosciuto un rischio cardiovascolare aumentato di 1,5 volte nei soggetti con GGT elevata di entrambi i sessi, rischio salito a 2 volte nei soggetti con età inferiore a 60 anni. In sostanza, questi dati confermano un impatto diagnostico su eventi fatali collegati con cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco ed ictus ischemico ed emorragico.