Certamente in assenza di qualsiasi dato clinico o di esami strumentali non mi è possibile esprimere alcun parere sull’ipotesi di operabilità di sua madre. Resta quindi il problema della fibrillazione atriale. Questa è un’ aritmia che, stabilmente o per periodi di tempo limitati, induce una frequenza cardiaca aritmica ed per lo più elevata, spesso avvertita come senso di cardiopalmo, e soprattutto aumenta fortemente (dal 5 al 50% a seconda del tipo di malattia che ha causato la fibrillazione atriale stessa) il rischio di avere embolie periferiche ed in particolare a livello cerebrale (ictus). Conseguentemente le ipotesi terapeutiche sono le seguenti:
- impedire l’insorgenza degli episodi di fibrillazione atriale: esistono a questo proposito diversi farmaci o procedure (defibrillazione, tecniche di ablazione,ecc), ma la loro indicazione va attentamente valutata alla luce del quadro clinico;
- ridurre la frequenza cardiaca durante gli episodi e a tale scopo il farmaco più utilizzato con meno effetti collaterali può essere la digitale;
- evitare il realizzarsi di embolie, e in questo caso vanno utilizzati farmaci anticoagulanti (warfarin) in somministrazione cronica (anche al di fuori degli episodi di fibrillazione atriale); questa è sicuramente la misura terapeutica più importante da mettere in atto per evitare le gravi menomazioni spesso conseguenti all’insorgenza di episodi embolici.