inquadrare il sintomo da un punto di vista diagnostico e strutturale
Gentili dottoriSto insieme a un ragazzo di 32 anni da quasi un anno. Abitiamo in due città diverse ma abbastanza vicine e finora ci siamo sempre visti con regolarità e senza nessun problema. Lui è sempre stato molto presente, affettuoso e mi ha sempre fatta sentire amata. E’ un tipo un po’ insicuro, con l’autostima non alle stelle, viene da una famiglia non facile, ma negli ultimi anni, a detta sua, era migliorato molto. Sembrava gratificato dalla sua relazione con me e si è sempre mostrato felice. Io l’ho sempre considerato una persona buona, semplice, umile, anche se con un piglio di orgoglio e sana competitività che finora aveva sempre incanalato nello sport.Da qualche giorno ha iniziato a soffrire di ansia, con attacchi simili al panico e malessere diffuso per tutta la giornata. Lui fa fatica a spiegare le ragioni di questo suo stato, che peraltro lo sta gettando nel panico perché non ne ha mai sofferto e ha paura di non riuscire a liberarsene, ma dovrebbero essere individuabili in questi fattori: stress sul lavoro (è l’unico a svolgere la sua mansione) e voglia di cambiarlo ma paura di affrontare il nuovo, voglia di starmi più vicino (anche nell’ottica di venire a vivere da me, che ho una casa mia) ma teme l’idea di allontanarsi da sua madre a cui è legatissimo, è un’atleta e ultimamente si è dovuto scontrare con dei dolori fisici che l’hanno fermato. Lui ha sempre voluto conciliare tutto: famiglia, io, lavoro, allenamenti, e forse adesso qualcosa è esploso dentro di lui e ha iniziato a generargli quest’ansia che gli porta tremori, oppressione alla testa e alle spalle, tachicardia, crisi di pianto, e ovviamente umore sotto le scarpe. In più ha la fobia che questi malesseri non spariscano più, che sia costretto a vivere in questo stato perennemente, mi ha confidato di aver avuto paura di impazzire.Io sono molto preoccupata perché questo stato ovviamente (non sapere mai come si sveglierà la mattina, vederlo piangere dal niente, vederlo dare un’importanza eccessiva a ogni piccolo malessere del corpo, vedere che non riesce più a godersi una giornata insieme perché poi sta male) sta gettando nello sconforto anche me. Ho provato a rassicurarlo, a dirgli che io ci sarò sempre, che non deve prendere nessuna decisione frettolosamente per la sua vita futura, che deve pensare al presente e a stare bene con le cose che ha, ma per il momento non è servito. E ho anche paura che, nelle sue perenni elucubrazioni (non fa altro che pensare a questo suo stato, è diventato una fissazione), arrivi al punto di voler allontanare anche me per tentare di ritrovare la serenità. Io tengo molto a lui e vorrei aiutarlo.Per questo sono a chiedervi un consiglio. Cosa possiamo fare? Come posso essergli d’aiuto?