Un approfondimento della malattia lo troverà nelle schede delle malattie presenti nel sito. La cirrosi biliare primitiva (CBP) è una malattia del fegato cronica e progressiva. La causa che la determina è ignota, sebbene si presume che sia di natura autoimmune. Il principale elemento patologico è la distruzione dei dotti biliari di taglia piccola-media, ciò conduce a progressivo rallentamento del flusso biliare (colestasi) e spesso, negli stadi finali, ad insufficienza epatica grave. Essa si presenta più frequentemente nelle donne, tra la quarta e la sesta decade di vita. I sintomi (astenia, prurito, etc) possono alterare la qualità della vita del paziente. Vari approcci terapeutici sono stati utilizzati con variabili risultati, ma l’unica terapia per gli stadi terminali della malattia, è il trapianto di fegato. Dal punto di vista degli esami di laboratorio, si riscontra una elevazione delle aminotransferasi, ma soprattutto sono significative le alterazioni a carico della fosfatasi alcalina, delle gammaGT, delle immunoglobuline (principalmente IgM). Possono essere aumentati i livelli dei grassi e del colesterolo, soprattutto a carico della frazione HDL; aumento della VES. La caratteristica tipica di questa malattia è data dalla presenza di anticorpi anti-mitocondrio (AMA) trovati nel 90-95% dei pazienti con CBP. Il livello di 160 da lei riscontrato è appunto un livello che indica sicura positività per questo test e conferma ulteriormente la diagnosi di CBP. La diagnosi della malattia può essere confermata dalla biopsia epatica, che fornisce anche utili informazioni circa lo stadio della malattia. L’obiettivo della terapia è quello di rallentare la progressione della malattia ed alleviare i sintomi (prurito, osteoporosi). Il principale farmaco utlizzato è l’acido ursodesossicolico.