Uno dei farmaci in più avanzato stato di studio non ha per ora ancora un nome ma una sigla in codice: Biln2061.
È questa la nuova molecola che nei test di laboratorio e in esperimenti sull'uomo ha dimostrato di essere in grado di bloccare l'attività di una proteina del virus dell'epatite C: la Ns3 proteasi, un'enzima essenziale perché possa svolgere il suo lavoro. La notizia è comparsa sulla prestigiosa rivista medica Nature e ha suscitato subito grande interesse.
Anche perché è stato sperimentato con success su soggetti che erano infettati con il virus del genotipo 1, quello più resistente ai farmaci e tra i più diffusi in Europa. Ora la ricerca dovrà stabilire le dosi e la durata ideali della terapia, e verificare che non sia tossica e non produca resistenza. L'impegno a trovare nuovi farmaci contro il virus è andato negli ultimi anni crescendo e sono stati fatti grandi progressi, nonostante i limiti legati al fatto che è impossibile sviluppare il virus in vitro e sperimentare molecole potenzialmente efficaci e non esiste modello animale. Solo gli scimpanzé si ammalano di epatite C, ma la ricerca su di essi, oltre a essere dispendiosa, è regolata da leggi protettive che ne limitano l'utilizzo. I vari inibitori degli enzimi virali allo studio che impediscono la replicazione del virus, tipo quelli usati contro l'hiv nell'aids, potranno costituire in un futuro non lontano una possibilità in più di aggredire il virus su più fronti, riducendo il suo tasso di resistenza. Sarà la terapia combinata di più farmaci probabilmente l'arma migliore per sconfiggere il virus C.