Non conosco i valori della creatinina e dell’azotemia per poter esprimere un completo giudizio. In ogni caso i Betabloccanti sono stati prescritti correttamente per la cardiopatia ischemica post-infartuale. Solitamente non comportano alterazioni della funzione renale. La terapia beta-bloccante e` in genere ben tollerata. In rari casi si sono manifestati disturbi a carico del sistema nervoso centrale, quali depressione, catatonia, confusione, turbe della memoria. La comparsa occasionale di bradicardia e ipotensione marcata, porporatrombocitopenica, granulocitopenia, eruzioni eritematose o broncospasmo (anche in pazienti senza anamnesi di affezioniostruttive polmonari), richiede l`interruzione del trattamento e l`adozione di adeguate misure terapeutiche. Occasionalmente possono manifestarsi: affaticamento, vertigini, cefalea e piu` raramente, parestesie e crampi muscolari, nonche` diminuzione della vivacita` mentale, turbe del sonno, incubi; a livello del sistema cardiovascolare: bradicardia, disordini posturali e raramente, insufficienza cardiaca, edema, palpitazioni, fenomeno di Raynaud; a livello del tratto gastrointestinale: nausea, vomito, dolore addominale, diarrea e co-stipazione; a livello del tratto respiratorio: dispnea da sforzo. Nel trattamento di pazienti anziani e` opportuna una certa cautela.Una eccessiva diminuzione della pressione arteriosa o della frequenza del polso puo` determinare una inadeguata irrorazione degli organi vitali. Invece i beta-bloccanti espongono al rischio di bradicardia, rallentamento della conduzione atrio-ventricolare, scompenso di un’insufficienza cardiaca, peggioramento di un’arterite o di una BPCO. Questi rischi aumentano con l’età. Il rapporto rischio/beneficio della prescrizione di un beta-bloccante in corso di cardiopatia ischemica associata ad insufficienza renale deve essere valutato da un medico con esperienza di gestione di una patologia multiorgano. Pertanto le consiglio di rivolgersi al suo cardiologo di fiducia che saprà certamente consigliarla nel modo migliore.