Mio padre, a seguito di anni di forte ipertensione mal curata per sottovalutazione dei rischi purtroppo, ha avuto un
Ictus cerebellare nel 1999 che, tuttavia e fortunatamente, si è risolto con una ripresa totale di tutte le sue funzioni motorie e cerebrali. A seguito di lesioni ischemiche apparse a partire dal gennaio 2005 e mai riconosciute al pronto soccorso dove è stato portato d'urgenza diverse volte e solo con una risonanza magnetica consigliata dal neurologo in aprile, è stata consigliata la
Terapia Anticoagulante. Iniziata il 26-04-05 con dose giornaliera di 2 pastiglie di coumadin il 1° giorno, 1,5 il 2° e una il 3°: dopo 3 gg l'INR era 1,92. Terapia dei 3 gg successivi: 2 pastiglie, 1,5, 1,5: al 4° giorno l'INR era 5,82. Sospesa la sera stessa, il 4 maggio 2005 (ovvero il giorno dopo) ha avuto un emorragia cerebrale arrivando al Pronto Soccorso con l'INR a 6,5 ed è stato fulminato dopo 5 gg di coma. Domanda: quanta colpa può avere avuto il dosaggio utilizzato rispetto all'età di mio padre, ai controlli della protrombina forse troppo poco ravvicinati (solo due dall'inizio della cura), al suo precedente ictus ed agli episodi ischemici? Domanda diretta ma i dubbi sui tempi, i valori dell'INR e l'esito tragico di tale cura consentono... Cordialmente.